La strategia di Grillo è quella di costringere Pd e Pdl ad un abbraccio mortale che possa consentirgli di impallinare in un solo colpo Bersani e Berlusconi. Piaccia o no, si deve a Renzi prima e a Grillo dopo l'uscita di scena di D'Alema, Veltroni, Rutelli, Fini e Di Pietro, come dire di un bel pezzo di nomenclatura che ha dominato la scena politica italiana degli ultimi decenni. E' chiaro, ormai, che il cerchio si chiuderà nella prossima tornata elettorale con il commiato di Bersani, Casini e Berlusconi nessuno dei quali potrà evitare di fare i conti con un clima, politico e sociale, troppo effervescente e famelico di novità per poter credere di vantare qualche residua speranza di sopravvivenza.
Il recente risultato elettorale finirà per alimentare nel cittadino il disgusto per la vecchia classe politica colpevole di non riuscire a dare né una soluzione alla crisi economica né un governo al Paese. Anche per questo Pd e Pdl appaiono due anticaglie fuori dal tempo, vittime di una concezione ormai stantia della politica che, dopo il tramonto delle ideologie, non è più stata capace di reinventarsi un orizzonte ideale da offrire al cittadino. In quest'ottica, destra e sinistra sono parimenti responsabili per aver rappresentato il "Palazzo" come indegno ricettacolo di privilegi e corruttela. In questo senso il "grillismo" rappresenta un vero e proprio movimento anti-sistema che punta, in un solo colpo, a dare il benservito al vecchio notabilato rifiutando sdegnosamente qualunque invito a diventarne commensale.
La verità è che l'éxploit elettorale del grillismo ha perfino messo in crisi il suo stesso leader costretto ora a fare i conti con la necessità di dare un governo al paese. La colpa maggiore che l'establishment attribuisce a Grillo è, non a caso, quella di avere contribuito a rendere il quadro politico drammaticamente incerto. Per questo motivo sono in tanti a vedere con favore la definitiva consacrazione di Renzi non solo come leader della sinistra ma come l'unico antidoto in grado di disinnescare la deriva populista del grillismo. In proposito, occorre ammettere che esiste un elettorato di destra che non farebbe fatica a votare per Renzi che piace per la quella sfrontata iattanza che ha sempre esercitato un forte potere seduttivo sulla nostra borghesia, solita a sdilinquirsi davanti al lessico tonitruante dei grandi leader, risoluti e "vincenti", magari anche un tantino sprezzanti delle manfrine parlamentari.
Pertanto, salvo improbabili colpi di scena, il futuro prossimo della politica italiana avrà come sicuri protagonisti Renzi e Grillo. Stiamo entrando in una fase delicata della nostra storia, è bene che Bersani e Berlusconi si rendano conto che è tempo che si facciano da parte perché il paese non attende altro e, inoltre, perché il mondo ci guarda sbigottito in attesa di capire se può ancora fidarsi.
Antonio Dostuni
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