Extra omnes e la porta della Cappella Sistina si è chiusa alle spalle dei cardinali. Sono iniziate le votazioni, le strane votazioni del conclave. Tra pochi giorni anche i nuovi parlamentari italiani voteranno, ma con pulsanti elettronici e i risultati delle votazioni appariranno sui pannelli ultramoderni che dominano Palazzo Madama e Montecitorio.
I cardinali non dispongono di pannelli elettronici. Usano schede di carta, matite e, soprattutto, una stufa per bruciare le schede e un comignolo che, dall'alto della Cappella Sistina, annuncia se il Papa c'è o se si deve aspettare un'altra votazione. Non si sa neppure esattamente l'ora delle fumate. Dipende da tante cose, compreso il fatto che la stufa può funzionare male. È successo, e non una volta sola, che si è gridato "Habemus papam" perché il fumo sembrava bianco. Poi, invece, il fumo si è pian piano annerito e si è dovuto rimandare tutto alla prossima.
Chissà come è percepita dall'opinione pubblica questa inusuale "liturgia". Certo con molta curiosità. E si capisce. In mezzo a tanta elettronica impressiona quello che elettronico non è. È la differenza che fa notizia. E molti sono gli elementi che entrano in questa strana differenza. Lo spazio, anzitutto, l'aspetto fisico dello spazio. L'elettronica abolisce le distanze: il mondo può arrivare a casa. Basta un clic sulla tastiera del computer. Nelle elezioni del papa, invece, la distanza resta.
Il comignolo della Sistina è lassù, lontanissimo, irraggiungibile. Ma soprattutto è un comignolo, da dove esce il fumo vero delle schede di votazione che sono state veramente bruciate. Poi, naturalmente, le televisioni riprendono il comignolo e lo mandano ai quattro angoli della terra. Ma prima delle immagini, tutto è riportato alla natura: al fumo delle schede bruciate e tutto per dire soltanto l'essenziale: fumata bianca se il Papa c'è o fumata nera se si deve aspettare ancora.
Si potrebbe dire, in sintesi, che i segni attorno alla Cappella Sistina più che dare una notizia, la celebrano. Per questo tutto è sapientemente, lungamente dilazionato. Prima l'elezione. Poi una fumata per dire che l'elezione ha avuto un esito positivo. Ma non si sa ancora chi è il Papa, poi l'annuncio dall'alto della loggia della facciata di san Pietro, poi l'arrivo dell'eletto. Tutto è distanziato, lento, dislocato. Più che la notizia è la celebrazione della notizia, appunto. In un mondo in cui tutto si consuma in pochi istanti, la Chiesa rallenta e dilaziona.
Chissà che cosa lasciano questi riti d'altri tempi negli occhi e nel cuore della gente di oggi. Certo esiste il rischio che la Chiesa, celebrando riti antichissimi con ritmi d'altri tempi appaia essa stessa fuori del tempo o, per lo meno, fuori da questo tempo e dalle sue liturgie laiche. Dipende. Il fumo della Sistina dice anche che la Chiesa non è esattamente come il mondo se la aspetta. È diversa, ha qualche cosa d'altro da dire e da dare. Qualche volta fatica a dirlo, qualche volta lo dice bene, qualche volta lo dice così così, qualche volta non lo dice affatto o dice il contrario di quello che dovrebbe dire. Un po' come il fumo della Sistina: qualche volta è bianco e poi diventa nero, qualche volta è nero e poi diventa bianco. Spesso è un segnale incerto che va decifrato. Spesso viene decifrato male, il più delle volte per colpa del fumo, qualche volta per colpa di chi non lo sa osservare bene o non ha la pazienza di aspettare che il segnale si definisca meglio.
Le incertezze della Chiesa e il suo difficile rapporto con il mondo possono essere, dunque, descritte, almeno in parte, proprio da quel banale comignolo e dal fumo che manderà fuori nei prossimi giorni. I milioni di occhi che lo guardano lo fanno apparire troppo lento, inadeguato per dire quello che deve: del fumo per annunciare un nuovo Papa. Ma, probabilmente dopo qualche incertezza, la notizia si confermerà e farà il giro del mondo: e tutto, ancora una volta, grazie a quell'esile filo di fumo uscito da quel lontano comignolo sopra la Sistina.
Alberto Carrara
© RIPRODUZIONE RISERVATA