Chi scrive questo pezzo non si permette di addentrarsi in analisi teologiche o nella ricostruzione della partita anche politica che si è giocata nel Conclave, analizzate in maniera crediamo esaustiva nelle tante pagine speciali che dedichiamo a un evento planetario che ha riservato la più clamorosa delle sorprese, visto che ben altri nomi si erano fatti in questi giorni e, tra questi, in particolare quello dell'arcivescovo di Milano Angelo Scola. Un Papa lariano, e di quella altissima levatura culturale e spirituale, sarebbe stata una suggestione unica per un giornale come il nostro. Eppure non ci sfugge il senso rivoluzionario di una scelta che arriva quasi dalla fine del mondo e che poteva già avvenire otto anni fa, visto che il nuovo pontefice era stata l'unica vera alternativa a Joseph Ratzinger.
Bergoglio è un gesuita argentino, che spunta da un universo, per storia e per cultura, lontanissimo dai codici della Curia romana e che durante la sua vita ha dato ripetute dimostrazioni di un'adesione assoluta agli ideali di povertà e sacrificio. Ha anche scelto un nome che mai nessuno prima di lui aveva osato indicare e che richiama il più limpido dei santi, simbolo della purezza e della lontananza dalle tentazioni dell'intellettualismo e della commistione col potere mondano. Un vescovo e un popolo, così ha detto e ripetuto Bergoglio. Non papa, vescovo. Tutto questo ha un significato. Un significato storico.
Nella posa, nella timidezza e nella profondissima carica di umanità, pare di rivedere in lui il profilo del compianto Paolo Giovanni I. Un'elezione che sembra voler portare fuori il Vaticano dalla stagione terribile che ha attraversato in questi anni e che ha spinto l'esausto papa Ratzinger alla più sconvolgente delle dimissioni, un gesto eclatante dopo il quale il papato, che dovrebbe ora aprirsi a una gestione molto più collegiale, non potrà mai più essere quello che è stato fino a oggi.
E' un papa anziano. E anche questa è una sorpresa, visto che tutti i commentatori - che anche in questa occasione hanno sbagliato analisi e previsioni - avevano tratteggiato l'identikit di un nuovo pontefice giovane ed energico. Ma è una delle tante semplificazioni dei media che non colgono mai il senso vero delle cose. Non è con la carta di identità che si valuta l'ansia del cambiamento e la sua profondità. Le rivoluzioni si fanno anche a ottant'anni e se dopo poche votazioni il collegio dei cardinali - e lo Spirito santo - ha scelto lui, è perché è convinto che porterà a termine il suo compito con tutta la determinazione che ha già dimostrato in una vita lunga e travagliatissima.
Ieri papa Francesco ha chiesto a noi di pregare per lui e, un attimo prima, ha pregato assieme a noi per Benedetto XVI. Ora, potrà chiederci tante cose ancora, perché, se la prima sensazione vale qualcosa, nessuno più di questo pastore, di questo profeta della povertà e del riscatto potrà renderci comprensibile il celebre passo del poeta cattolico Paul Claudel quando diceva che Dio non è venuto a cancellare la sofferenza, ma a riempirla della sua presenza. E che non è tanto importante che Cristo guarisca i nostri dolori, i nostri affanni, le nostre angosce, ma che ci ami per quel niente che siamo. Nessuno meglio di lui, è questo ciò che l'emozione ci trasmette in queste ore frementi, potrà farci capire tutto il valore della dedizione agli altri e della speranza di fronte al mistero, l'unica cosa che dia veramente un senso alla nostra esistenza.
Perché quella è la vera chiave di lettura per renderci coscienti di quali miserie ci circondiamo e quante ne produciamo e con quanto cascame alimentiamo le nostre piccinerie, i nostri ridicoli carrierismi, le nostre vendette meschine, il nostro essere ormai diventati meri avatar di un pensiero unico fatto solo di consumi e quindi di niente, le nostre insopportabili arroganze con gli inermi e le nostre viscide piaggerie nei confronti dei padroni. Se quella è la pietra di paragone, il resto sparisce.
Francesco I sarà un grande papa. Ne ha bisogno la Chiesa. E ne abbiamo bisogno noi. Gli uomini - credenti o no - hanno bisogno di non sentirsi soli
in mezzo all'universo: se Dio c'è, anche il dolore ha un senso.
Diego Minonzio
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