La lezione delle recenti elezioni politiche sembra non aver attecchito a palazzo Cernezzi, dove rimangono forti residui di Casta.
Anzi, di castina (non vale neppure la pena di scomodare la maiuscola), visto che l'oggetto del contendere non è il futuro di una città che comincia a temere di non averne uno come molte famiglie comasche che vedono crollare più o meno celermente la certezza del loro reddito. No, in Municipio in questi giorni si discute di parcheggi. Anche in questo caso i cittadini nulla hanno a che vedere con l'oggetto del contendere. Si arrangino a trovarsi un posto e, ormai quasi ovunque, a pagare. I posti auto in questione sono quelli dei consiglieri comunali.
Sono passati nove mesi da quel dì in cui, in occasione dell'insediamento della nuova amministrazione, il presidente dell'assemblea di palazzo Cernezzi, Franco Fragolino annunciò che sarebbe terminato lo sgradevole privilegio del parcheggio gratuito e illimitato in via Perti.
Bene, pensarono in molti. Sta a vedere che il cambio di passo strombazzato in campagna elettorale c'è stato davvero. Invece il passo è stato perlomeno lento e incerto. Perché, dopo mesi in cui i cittadini comuni hanno continuato a vedere le auto della castina impunemente adagiate sul porfido della stradina a lato del Municipio (poche e lodevoli le eccezioni), finalmente sembrava che si fosse arrivati a una soluzione, ovviamente di compromesso. Via le auto della castina da via Perti e posti disponibili gratis, solo per il tempo utile a svolgere le mansioni istituzionali in Consiglio e nelle commissioni, nel capiente autosilo del Valduce.
Occhio (del cittadino) non vede (le auto all'aperto), cuore (dell'elettore) non duole. A voler essere maligni si potrebbe anche interpretarla così. Ma ogni dietrologia è stata superata dalla realtà. A lor signori, alla castina, la soluzione autosilo non va giù. Proteste e dibattiti a non finire. I consiglieri maschi che pretendono di parcheggiare davanti alla porta dell'aula del Consiglio, le consigliere donne che denunciano i rischi di una passeggiata notturna.
Chi conserva un minimo di memoria storica, fatica a ritrovare tracce di un simile dibattito nella tanto vituperata Prima Repubblica. Eppure il Consiglio comunale si riuniva anche allora di sera.
E allora si fa strada il sospetto che dietro il dibattito corrente vi sia la riottosità della rinuncia al privilegio. Perché noi siamo qui a faticare la sera per voi che ve ne state a casa davanti alla televisione e non sapete chi siamo noi.
Il timore che lo si sappia anche troppo bene chi sono loro. Certo lo si è saputo il mese scorso, quando si è votato per le politiche e le regionali, e magari, continuando di questo passo lo si saprà ancora di più nelle prossime tornate elettorali. Perché la questione ha ben poca sostanza, ma la forma basta e avanza a irritare chi ne ha già fin sopra i capelli di caste e castine.
Francesco Angelini
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