E lo Stato cosa fa per dare risposte e per cercare di modernizzare un Paese che boccheggia? Decide di trasferire tutto su internet per i pensionati. Proprio coloro che, vista l'età, in larga misura un computer non l'hanno mai nemmeno acceso. Come si può pensare allora che un pensionato possa scaricarsi il Cud da internet se non conosce neppure cosa sia internet? Solo a Como sono più di 50mila i pensionati che non riceveranno a casa il Cud con il reddito del 2011, indispensabile per poter compilare la dichiarazione dei redditi e pagare le tasse. Ma nessuno di loro ha nemmeno ricevuto dall'Inps una lettera che spiegasse le nuove modalità. I più l'hanno appreso da quotidiani e telegiornali, molti altri stanno probabilmente ancora aspettando di trovare la classica busta nella cassetta delle lettere. Busta che non arriverà mai perché l'Italia concede tutto a chiunque, ma non agli anziani di essere anziani.
Ecco allora che perfino pagare le tasse si trasforma in un'odissea. E questo, ovviamente, vale per chi non ha conti bancari multi milionari o stuoli di commercialisti, ma per chi ogni euro di pensione se l'è guadagnato con il sudore e il sangue e, quindi, non può permettersi altre spese per ottenere un pezzo di carta. Per chi non è in grado di scaricarsi da internet la documentazione o di chiedere a figli e nipoti di farlo al suo posto, la strada è tutta in salita. Ripidissima. L'Inps ha attivato un numero verde, ma già riuscire a seguire tutta la procedura può risultare complicatissimo per un anziano che, anche quando finalmente riesce a parlare con un operatore e a spiegare la sua situazione, si sente dire che il famigerato Cud può essere spedito a casa solo per chi è solo e non autosufficiente. Oppure l'operatore fa presente che per risolvere il problema basta chiedere aiuto a un parente più giovane. Insomma, anche la beffa di fine telefonata.
Non sono ammesse deroghe. O meglio, è stata prevista la possibilità di andare in posta per ottenere il documento (pagando 3.27 euro). Semplice? Affatto. Perché gli sportelli che forniscono il servizio in provincia di Como sono 52 su 92, praticamente uno su quattro. E per chi risiede nei Comuni più piccoli i disagi aumentano esponenzialmente anziché risolversi. Resta, ovviamente la strada dei Caaf. Ma la domanda è una sola: perché per pagare le tasse ed essere in regola con la documentazione si devono compiere percorsi a ostacoli? Oppure bisogna spendere altri soldi? Come se già i cittadini non stessero pagando abbastanza tra Imu, Irpef, eccetera.
Una domanda, certamente, tutti i 50mila pensionati comaschi e i milioni sparsi in tutta Italia se stanno facendo in queste ore o se la faranno: chi ha avuto un'idea simile? Va bene internet, va bene risparmiare soldi, ma devono essere sempre gli stessi a pagarne il prezzo in termini di tempo e disagi? Come in molti altri settori, la parola che ormai sembra sconosciuta nelle stanze di chi prende le decisioni è una soltanto. Il buonsenso.
Quello stesso buonsenso che chiedono le imprese, che a Como guardano oltrefrontiera e si trovano in mondo fatto di pratiche on line e di burocrazia inesistente. E che non c'è né per le imprese (che continuano a presentare tonnellate di carte) né per i pensionati (che, magari a 90 anni, vengono considerati geni dell'informatica).
Gisella Roncoroni
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