Oggi i Comuni italiani sono con le casse allo stremo e senza più il Padre-Stato pronto a correre in soccorso. Non resta che l'ordine di questo "papà" pieno di debiti: mettetevi insieme, fate una squadra e gestite meglio il vostro portafoglio. Il vento dell'unione, o della fusione, o comunque della messa in comune di funzioni e servizi, ormai spira impetuoso e la volontà di Drezzo, Parè e Gironico di mettersi insieme e arrivare a una realtà come San Siro o Gravedona e Uniti pare il viatico ideale per un cambiamento nella mappa amministrativa italiana, cambiamento che può essere "rivoluzionario" o, al contrario, assomigliare a un rattoppo. Ma quanta voglia hanno i Comuni italiani di fondersi? Poca, molto poca, perché ogni volta che se ne parla insorgono comunità, si alzano alti lai a difesa del microcosmo locale e anche delle Caste. Oggi però bisogna fare i conti con le casse al verde, tra Stato e municipi, e con la legge del 2012 che stabilisce l'obbligo per gli enti sotto i cinquemila abitanti di esercitare, con l'unione o convenzioni, "le funzioni fondamentali dei Comuni".
Con la consueta ipocrita ed equivoca tradizione linguistica della legislazione italiana, il governo non ha avuto il coraggio di sopprimere i municipi più piccoli, ma ha imposto una macchinosa, e forse inutile ai fini del risparmio effettivo, "convergenza". Ben altra cosa avvenne nel 1927 quando il fascismo in due anni fece sparire 2.184 enti locali. Nel dopoguerra la voglia, anche delle comunità più piccole, di tornare a contare ebbe la meglio. Così se nel 1861 l'Italia aveva 7.720 comuni, ora ne ha addirittura 372 in più. Ecco perché i propositi dei borghi che durante il Ventennio erano riuniti nella deliziosa indicazione Lieto Colle (di cui allora faceva parte anche Cavallasca) sono un segnale incoraggiante.
Sarebbe facile e demagogico fare un confronto tra il decisionismo brutale, seppur efficace, del regime fascista e le lentezze pachidermiche di oggi. Però la soppressione delle Province è saltata ancora e ha lasciato in giro degli ectoplasmi istituzionali. Con la legge attuale anche i gesti dei nostri Comuni potrebbero essere inutili e non far risparmiare quei 2 miliardi e 700 milioni che la cancellazione dei comuni sotto i 5 mila abitanti comporterebbe. Ma ancora di più, senza un progetto compiuto e omogeno, potrebbe essere cancellata la ragione di fondo che ha portato alcuni nostri Comuni a fondersi già ora: ovvero unirsi per risparmiare e dare migliori servizi, ma salvaguardando l'anima dei borghi con storie e tradizioni simili e diverse al tempo stesso. Un'altra Italia comincia anche da qui, da come ci si unirà senza guerre di campanile. Non c'è più tempo e non conviene.
Umberto Montin
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