L'agenda di Giorgio Napolitano è con ogni probabilità l'unica bussola in grado di individuare una rotta per uscire dalle secche dei veti incrociati. Nelle sue consultazioni il capo dello Stato ha certamente potuto verificare un paio di fatti politicamente rilevanti.
Il primo è che l'unica vera maggioranza oggi esistente in Parlamento è quella del partito del non voto: il grosso di deputati e senatori non vuole tornare alle urne senza nemmeno aver provato a lavorare. Il secondo è il «metodo della griglia»: per capire se sono possibili accordi, meglio partire da alcuni temi sui quali c'è una larga convergenza (per esempio la riforma elettorale e i provvedimenti di aiuto alle imprese e al lavoro) piuttosto che farsi incastrare nella roulette dei nomi. Ragionando così, tuttavia, Napolitano dovrebbe giungere alla conclusione che il nome di Pierluigi Bersani - per come si sono messe le cose - non è il più adatto a radunare una maggioranza che non si sfaldi alla prima folata di vento. Il che è in rotta di collisione con la richiesta del centrosinistra di consentire al segretario del Pd di cercare in Parlamento una maggioranza per il «governo del cambiamento».
Nasce di qui la decisione del presidente della Repubblica di prendersi una pausa di riflessione. Al Quirinale non sono certamente sfuggite nè le mosse di avvicinamento ai 5 stelle compiute con la riduzione degli stipendi dei presidenti delle Camere del 50 per cento (come chiedeva Beppe Grillo che si trova sempre più con le armi spuntate), nè l'assicurazione di Bersani di non volersi «mettere davanti» agli altri. Il leader democratico a sorpresa non ha ribadito nemmeno la chiusura pregiudiziale alla destra: per il suo tentativo invoca la «corresponsabilità di tutti».
Tutto ciò la dice lunga sulle molte sfaccettature del metodo Grasso-Boldrini. In Parlamento lo «scouting» potrebbe riservare molte sorprese proprio in base alle misure concrete sempre invocate dai grillini e che adesso vengono avanzate dal Pd. Difficile dire di no a ciò per cui ci si è sempre battuti. L'impressione è che il Pd potrebbe accettare per questa causa (il rendez-vous con il M5S) anche una fase preliminare di tipo esplorativo, eventualmente affidata a Pietro Grasso. Certo, Grillo ha intuito per tempo il pericolo di dover fare il signornò su tante iniziative e ha tagliato la strada dell' esploratore definendolo una «foglia di fico» che copre le manovre della partitocrazia.
Ecco perchè Napolitano deve esaminare con attenzione la strategia proposta da Bersani: l'unica possibile se il Pd non è disposto a prendere in considerazione le larghe intese (almeno per ora). Il vero problema è che questa strategia più che coinvolgere tutto il Movimento 5 Stelle, punta a dividerlo: e dunque non promette, anche in caso di successo, momenti di tranquillità parlamentare. Alla lunga questo piano può logorare lo stesso Bersani: il quale sa di non poter contare sulla compattezza di tutti i suoi.
Pierfrancesco Frerè
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