Ogni giorno che passa, ogni incontro con lui, ogni parola ed ogni gesto di Papa Francesco, ci allargano il cuore. Misericordia, gioia, speranza, tenerezza, croce. Il suo sorriso, la sua fede semplice, la sua forza. E quel parlare di Cristo come il compagno del cammino di ogni uomo. Un compagno vivo, presente, il centro di tutto, il centro della misericordia, della gioia, della tenerezza, della croce.
Papa Benedetto aveva consegnato la Chiesa a Cristo nel momento in cui aveva deciso le dimissioni. Non abbiate paura, aveva detto. «La Chiesa non è un'istituzione escogitata e costruita a tavolino, ma una realtà vivente. Essa vive lungo il corso del tempo, in divenire, come ogni essere vivente, trasformandosi. Eppure nella sua natura rimane sempre la stessa, e il suo cuore è Cristo». E papa Francesco è ripartito proprio da lì: «Qual è il centro della vocazione cristiana: Cristo! Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato!».
«Non siate mai uomini e donne tristi. Un cristiano non può mai esserlo. La nostra gioia nasce dall'avere incontrato una persona, Gesù. La nostra non è una gioia che nasce dal possedere tante cose, ma nasce dall'aver incontrato una Persona. Gesù, che è in mezzo a noi, nasce dal sapere che con lui non siamo mai soli, anche nei momenti difficili, anche quando il cammino della vita si scontra con problemi e ostacoli che sembrano insormontabili, e ce ne sono tanti. Non lasciatevi rubare la speranza, per favore, non lasciatevi mai rubare la speranza».
Queste parole hanno spalancato il cuore delle migliaia di persone accorse in piazza, soprattutto dei tantissimi giovani ai quali il Papa ha dato appuntamento in Brasile per la Giornata Mondiale.« I giovani devono gridare al mondo, è buono seguire Gesù».
In un momento nel quale tutto sembra negare la speranza, in cui la tristezza, l'angoscia sembrano prendere il sopravvento, Papa Francesco ci indica la strada. Occorre semplicemente capire dove volgere il nostro sguardo. «Non fatevi illudere dalla sete di denaro e di potere. La speranza non sta nel possedere tante cose, ma dall'aver incontrato una persona».
Come sarebbe sbagliato ridurre la figura del Papa alle etichette che sembrano compiacere il mondo. Com'era sbagliato cercare di scavare un solco tra Benedetto e Francesco. Le immagini di due giorni fa a Castelgandolfo hanno smentito qualsiasi dietrologia. La continuità tra i due papati non sta nella similitudine dei gesti, nel modo di comunicare. Sta ben al di sopra di tutto questo: sta nel riproporre Cristo come centro della fede cristiana, come colui che dà ragione della gioia dell'uomo. Di questo abbiamo bisogno oggi, perché non sia possibile a nessuno rubarci la speranza.
Massimo Romanò
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