Ne pagano le conseguenze i cittadini che non vedono le strade asfaltate, ad esempio, ma soprattutto le migliaia di imprese che hanno lavorato per la pubblica amministrazione sulla base di contratti stipulati anni fa, non possono essere pagate e rischiano magari la chiusura, pur vantando crediti dallo Stato, certi ma inesigibili.
Tra i fondi bloccati nelle casse degli enti pubblici, vi sono anche i 460mila euro approvati, stanziati e appaltati per la ricostruzione del centro di Brienno, spezzato in due il 7 luglio 2011 dalla furia del torrente della Valle Canova. Un dramma per il piccolo borgo a strapiombo sul lago, che ha avuto scarsa eco al di fuori della nostra provincia semplicemente perché non vi furono vittime. E per fortuna, aggiungiamo noi, anche se si arrivò davvero a un passo, dalla tragedia.
Se si vogliono prevenire nuovi drammi occorre intervenire, a Brienno come altrove. Proprio a questo, a mettere in sicurezza la Valle Canova e a ripristinare gli edifici e le strade servono quei 460mila euro che l'amministrazione provinciale di Como ha in cassa e non spende per non sfondare il patto di stabilità. Per ironia della sorte stabilità è anche quella mancata alla montagna, forse a causa di omissioni del passato; stabilità a rischio ogni qual volta su Brienno - e su tanti altri paesi del nostro lago e delle nostre valli - si mette a piovere con insistenza. A meno di proibire per decreto alle piogge di scendere, «entro e non oltre la quantità stabilita dall'articolo x del decreto y così come modificato dal comma zy legge xyz».
Non poteva mancare la beffa: tra i fondi chiusi in quel cassetto che nessuno intende aprire vi sono anche i 70 mila euro che l'associazione dei costruttori, l'Ance, aveva donato, ripetiamo donato, al paese di Brienno. Per risparmiare tempo e scartoffie erano stati inseriti un appalto unico, assieme ai fondi pubblici, con il risultato che sono rimasti bloccati alla pari degli altri.
Il patto di stabilità, in generale, ha sicuramente evitato sprechi, ma come tutte le cose di questo mondo va accostato al buon senso. Ma il buon senso non può abitare nella patria del "severamente vietato" perché "vietato" da solo non basta, nel paese dei dottori fuori stanza e delle Nutelle rimborsate. Non c'è buonsenso se un intervento salvavita non riesce a superare la cortina delle carte bollate, se non si trova uno straccio di funzionario o dirigente o vice o commissario o chiamatelocomevoletevoi che si prenda la responsabilità di dire che, effettivamente un'eccezione la si potrebbe anche fare per evitare che un dramma si ripeta. Ecco, Responsabilità. Concetto che al pari di Memoria e Vergogna è scomparso dalla res publica italica. Pensiamo ai bollettini sul maltempo, giusto per restare in tema, quelli ci martellano ormai tutte le volte che si prevede pioggia o neve o vento. Per metterci in guardia? Macché. Per scaricare la responsabilità in caso di disastro: «noi vi avevamo avvisato».
Mauro Butti
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