L'incarico circoscritto conferito al segretario del Pd, che non è riuscito a dimostrare l'esistenza di una maggioranza certa, finisce così "congelato" implicitamente sotto la regia del Colle. Si tratta di una novità politica non rituale. Ma è anche una limitazione? Non del tutto. Lo scoglio sul quale si è infranto il tentativo di Bersani è infatti quello del futuro capo dello Stato. I democratici, ma soprattutto Vendola, non sono disposti a trattare un'intesa preventiva sul nuovo presidente della Repubblica. Tuttavia non potrebbe essere considerata allo stesso modo l'ipotesi di un Napolitano-bis, espressamente caldeggiata dal Pdl quale unica soluzione di garanzia per la nascita di un governo a guida democratica. Ne deriva che il primo nodo che il capo dello Stato dovrà sciogliere è esattamente questo: il suo profilo al momento sembra l'unico gradito ad entrambi i poli (e anche a Beppe Grillo).
Naturalmente l'intesa dovrebbe avvenire alla luce del sole, con una sottolineatura importante: se Napolitano prende in mano la tessitura di un accordo di larghe intese, il prossimo sarà comunque un "governo del Presidente" anche se guidato da Bersani.
Come mai il segretario democratico non ha rinunciato al suo incarico? Su quali colpi di scena conta? Il fatto è che Grillo lo ha ancora una volta spiazzato. A ben vedere non gli ha opposto un rifiuto pregiudiziale, ma ha messo in campo un ventaglio di ipotesi fuori dagli schemi consueti: un governo a guida dei 5 Stelle, un esecutivo del Presidente guidato da un uomo al di fuori della politica o addirittura una proroga del governo Monti per l'ordinaria amministrazione, lasciando alle assemblee parlamentari il compito di sviluppare l'attività legislativa.
È evidente che si tratta di progetti politici inaccettabili per Bersani. Il Pd dice che all'Italia serve un governo politico con la massima urgenza, a causa di una riapertura dei mercati dopo Pasqua che si annuncia travagliata. Ma allo stesso tempo il segretario democratico non può sperare che l'asse del Nord gli dia disco verde senza un accordo politico basato su alcuni punti precisi: riforme economiche, nuova legge elettorale, tempi certi per il ritorno alle urne. E rinuncia ai provvedimenti anti-Cav. A complicare le cose c'è il malessere di Scelta civica che non intende fare da ruota di scorta al Pd e chiede un accordo circoscritto ma operativo con il centrodestra.
In nome della salvezza nazionale, il Quirinale è chiamato a scongelare i rapporti e ad arbitrare una fase convulsa che con ogni probabilità si concluderà nel giro con nuove elezioni. Ma non ora perchè ciò avrebbe riflessi estremamente negativi sui mercati.
Pierfrancesco Frerè
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