Obtorto collo, i democratici hanno dovuto riconoscere che il tentativo di Bersani di dar vita a un governo senza il Pdl non aveva alcun margine di riuscita. Il secondo giro di consultazioni lampo del capo dello Stato lo ha certificato al di là di ogni ragionevole dubbio. E la partenza del segretario del Pd per Piacenza mentre la delegazione del suo partito saliva al Colle ha dato la raffigurazione simbolica della fine del suo incarico. Con altrettanta riluttanza, il Pdl ha dovuto prendere atto che la sua richiesta di un governissimo insieme a Pd, Lega e montiani non poteva decollare.
Formalmente Bersani è ancora in sella: ma dopo il secondo giro di consultazioni Napolitano ha avuto gioco facile a dimostrare che non aveva senso proseguire oltre .
Da ieri sera le quotazioni di un governo del presidente riprendono quota. Napolitano si è preso la notte per riflettere, poi oggi farà conoscere la sua proposta; probabilmente un nuovo nome, un nuovo schema, un altro orizzonte temporale. Ma la strada per il presidente della Repubblica è tutta in salita. Non solo Grillo, come era prevedibile, ha bocciato ogni ipotesi di governi tecnici o «pseudo tecnici»; ma Berlusconi, nel faccia a faccia con il capo dello Stato, ha insistito sul concetto che il nuovo governo non dovrà essere un bis dell'esperienza di Monti, giudicata una «tragedia».
Se il Colle volesse vedere il bicchiere mezzo pieno, la dichiarazione serale di Alfano lascia aperto un timido spiraglio. Perchè se da una parte ribadisce il no a soluzioni di governi tecnici, istituzionali o del presidente, dall'altra si rimette «con fiducia» alla volontà del capo dello Stato.
A questo punto bisognerà vedere se il Pdl vorrà ammorbidire le sue preclusioni, come sembra suggerire Alfano, o se si metterà in trincea, proseguendo e approfondendo nella polemica con i democratici.
Dal Pd non sono venuti grandi ostacoli a Napolitano. I democratici hanno cercato di strappare alcuni punti fermi. La prima è che il nuovo esecutivo non deve somigliare in nessun modo a un governissimo, nemmeno da lontano. Al secondo punto, nell'agenda che il Pd ha portato al capo dello Stato, c'è la richiesta di non lasciar morire l'idea della nuova bicamerale nella quale mettere mano con una larga maggioranza alla riforma della costituzione e alla riscrittura della legge elettorale.
Richieste che non compromettono nulla. Ma se tutto franasse, al Colle non resterebbe che la soluzione estrema: quella delle dimissioni anticipate di Napolitano per superare l'ostacolo del semestre bianco e andare a nuove elezioni.
Marco Dell'Omo
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