Esiste, tuttavia, un altro dato, su cui sarebbe opportuno riflettere, che costituisce la vera causa della paralisi istituzionale in cui versa il paese: il fallimento del bipolarismo o, meglio, di "questo" bipolarismo. Si tratta di una verità difficilmente confutabile se si pone mente alla riluttanza con cui l'elettorato italiano, fin dall'esordio, ha vissuto il bipolarismo come una camicia di forza rivelatasi incapace di risolvere l'antico problema che affligge la nostra democrazia. Ci riferiamo al sistema dei partiti, a quella famigerata "partitocrazia" che tutti credevamo di aver spazzato via con Mani Pulite e con l'avvento del sistema maggioritario da cui prese il via la stagione del berlusconismo.
A Silvio Berlusconi va riconosciuta la sagacia con cui ha saputo utilizzare il maggioritario per creare una profonda divaricazione nell'opinione pubblica e alimentarne l'atavica inclinazione al settarismo. In quest'ottica va inquadrata la feroce contrapposizione tra "comunisti" e "moderati" che consisteva, in realtà, in una sontuosa operazione di "maquillage" volta a perpetuare i peggiori difetti che i partiti avevano manifestato già all'epoca del proporzionale. La verità è che la "Seconda Repubblica", come venne pomposamente definita dagli accoliti del Cavaliere, altro non era che la prosecuzione della "Prima Repubblica", per i vizi, le magagne e i volti che ne avevano ammorbato il percorso. In poco tempo Berlusconi seppe imporsi come il leader di tutti gli italiani stanchi degli abusi e degli infiniti privilegi della partitocrazia. Nell'immaginario collettivo, la politica aveva urgente bisogno di un uomo in grado di portare a compimento il repulisti iniziato dalla magistratura: quindi, solo un soggetto estraneo ai partiti, come il Cavaliere, avrebbe potuto ridare credibilità alla politica.
Distratto dal titanismo di Berlusconi, il paese non si accorgeva che la partitocrazia aveva mantenuto intatto il controllo dei gangli vitali dell'economia, della politica e dell'informazione. La contrapposizione tra berlusconismo e antiberlusconismo era ormai diventata una vera e propria "arma di distrazione di massa" che serviva solo ad occultare ignobili pateracchi.
Solo oggi possiamo dire che "quel" bipolarismo era un bluff. Anche da questo nasce l'attesa messianica di Matteo Renzi che si propone oggi come l'homo novus in grado di pacificare il paese portandolo fuori dalla palude del bipolarismo manicheo su cui il Cavaliere ha saputo sapientemente costruire le sue fortune. Come vent'anni fa, il paese si aspetta una svolta in grado di spazzare via la partitocrazia. E, come vent'anni fa, il paese avverte questo strano prurito di affidare il proprio destino ad un uomo. Vedremo se il sindaco di Firenze rappresenterà davvero il nuovo o, se anche lui, come il Cavaliere, rappresenta l'inizio di una grande operazione gattopardesca.
Antonio Dostuni
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