Con 18 giorni di assenza l'anno, Como ricopre una delle posizioni più alte tra le città in cui i bidelli fanno registrare più mancanze dal posto di lavoro, la superano Milano e Monza dove i giorni di assenza all'anno sono 21; Bergamo e Cremona sono più virtuose con i bidelli che stanno a casa 15 giorni l'anno.
Per quanto riguarda invece le situazioni di inabilità, un bidello su cinque a Como ha limitate capacità di lavoro.
L'esito di questa situazione è che a Como il numero dei collaboratori scolastici è calato dal 1237 a 1070 in due anni e gli assistenti adesso non bastano più. Il dirigente dell'ufficio scolastico provinciale Claudio Merletti non sa più a che santo votarsi: non può usare al completo più del 20% dei suoi assistenti, quelli che ci sono non bastano. E a tenere in ordine le scuole chi ci pensa?
«Non credo manchino le risorse il problema non è il numero dei lavoratori. Piuttosto il 20% del personale è sotto utilizzabile. Per la ridotta capacità di lavoro non può sollevare pesi, fare pulizie, sono inabilità certificate» si sfoga Merletti che aggiunge «Non è più possibile garantire il posto di lavoro per controllare soltanto i bambini».
La situazione come la disegnano i dati è imbarazzante, lo è soprattutto per quelli che invece il loro dovere lo fanno sul serio.
È innegabile, a chi capita di frequentare le scuole capita anche di vedere bidelli che non si affannano per nulla; questi stanno gomito a gomito spesso con quelli che invece fanno seriamente il proprio lavoro e che, lo dicono a volte i dirigenti scolastici, rappresentano spesso l'anima della scuola. Questi che lavorano bene e sodo sono irrinunciabili, conoscono ogni angolo della scuola, sanno di cosa ha bisogno l'edificio che curano come casa propria, e di cosa hanno bisogno i bambini e gli insegnanti. Alcune bidelle e bidelli diventano zie e zii dei ragazzi, sono le persone che quando lo scolaro ha il mal di pancia se lo tengono in bidelleria e se lo coccolano preparandogli i té caldo e un biscotto o che gli misurano la febbre in attesa che i genitori lo vengano a prendere quando ha l'influenza.
A queste bidelle e bidelli, che amano il proprio lavoro, salterà la mosca al naso nel leggere i dati che li accomunano, senza volerlo, agli assenteisti e ai lavativi. Come dar loro torto? Per colpa di alcuni risultano tutti parte di una categoria legittimamente criticabile.
I bidelli assenteisti è difficile difenderli, dare loro un'attenuante impossibile. Non lo fa nemmeno Adria Bartolich, segretaria di Cisl scuola riferendosi alla vigilanza dei bambini che viene affidata ai bidelli che non possono lavorare appieno: «Negli istituti comprensivi, gli ordini di scuola più bassi, la vigilanza è un problema perché è un obbligo, è impossibile controllare contemporaneamente diversi piani. È pur vero - dice la sindacalista - che il personale è carente, è facile vedere docenti che spalano la neve per permettere ai bambini di entrare». Con i pochi bidelli a pieno servizio, le scuole sono costrette a ricorrere ai lavoratori socialmente utili, in mobilità, che lavorano gratis a scuola. E anche nei loro confronti, in questo momento di crisi, non è giusto che ci siano così tanti assenteisti, perché chi lavora gratis a volte deve pure pagare di tasca propria le spese vive, come il trasporto da casa alla scuola. Così chi già è in difficoltà diventa ancora più povero, mentre gli assenteisti continuano a fare assenze e a ricevere lo stipendio.
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