Non sarà che tra le cause di questo declino vi è anche l'eccesso di lassismo di fronte a comportamenti, in campo e fuori, che richiederebbero interventi decisi e decisivi?
Giocatori o allenatori sbroccano alla fine di una partita in diretta tv, per motivi del tutto futili.
Coro di deplorazione. Però, salta subito su qualcuno, in fondo qualche ragione ce l'avevano: la trance agonistica, le provocazioni. Parte il circo mediatico, la sociologia un tanto al chilo, la stessa per cui il tifo violento è frutto dalla società malsana.
E così si perde di vista il nocciolo della questione che è quello di evitare il ripetersi di certi comportamenti, anche con metodi drastici. L'ultimo turno di campionato è stato emblematico. Al di là del derby di Roma, dove ormai la violenza prima e dopo il match è compresa nel costo del biglietto, appaiono esemplari le vicende delle due squadre milanesi.
Adriano Galliani viene aggredito in tribuna d'onore (?) da due attempati energumeni? Scatta subito il giustificazionismo. In fondo Galliani è antipatico (verissimo), rappresenta il potere malsano del calcio (vero). Poi provoca, è un ultras in giacca e cravatta gialla (probabile). E allora? Sta di fatto che qualcuno ha tentato di lanciargli un oggetto contro la pelata e si è preso un Daspo. In tribuna d'onore.
Nella stessa partita Mario Balotelli si è beccato tre meritati turni di squalifica per aver apostrofato in maniera poco urbana uno degli arbitri. Il calciatore si è difeso spiegando che aveva chiesto al direttore di gara di fermare la partita per i cori razzisti rivolti a lui e al compagno di squadra Boateng. Chiaro che Balottelli ha torto marcio. Ma i cori ci sono stati, tant'è che la Fiorentina è stata multata. E la personalità esuberante (per usare un eufemismo) dell'attaccante della nazionale non li giustifica per nulla.
Quando si vedrà finalmente una partita sospesa per i cori razzisti che non sia un'inutile amichevole di mezza settimana come Pro Patria-Milan?
Certo, in Inghilterra il caso hooligans è stato risolto in epoca e con metodi thatcheriani. Nell'Italia montianbersanberluscongrillista sembra dura.
Però così il calcio rischia di avere un futuro incerto almeno quanto quello del Paese.
E hanno voglia i tanti educatori che si occupano dei baby calciatori, a cui la Figc impone, giustamente, di inculcare il rispetto per gli altri e il concetto per cui la sconfitta non ha mai alibi e va accettata. Davanti a un Moratti che, con una grande mossa di distrazione di massa, punta il dito contro l'arbitro che fischia un rigore inesistente contro l'Inter che sta vincendo 3-1 e non verso la luna di una squadra che non riesce a tenere il risultato di fronte all'Atalanta e di un allenatore che se non fosse stato voluto dal presidente in persona sarebbe già stato cacciato con ignominia, cosa si può raccontare a un bambino con le scarpette bullonate ai piedi?
Francesco Angelini
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