Lo sostiene una bizzarra teoria che non meriterebbe considerazione alcuna se non venisse dalla rispettabile Polizia ticinese. La quale, nel diffondere i dati sugli incidenti stradali nel Cantone, in una nota ufficiale abbandona l'arida statistica per addentrarsi in considerazioni sociologiche, con rispetto parlando, da rubrica delle lettere di un rotocalco rosa.
Secondo i poliziotti elvetici «Il modello di guida svizzero (sic) è messo sempre più alla prova dalla mobilità e dal sistema traffico della vicina penisola, dove la massa di utenti in continuo aumento modifica lentamente anche le abitudini locali».
In altre parole: gli automobilisti della vicina confederazione, di cui è notoria in tutto il mondo la perizia, sono sì perfettissimi, ma sono tentati, sedotti e alla fine vinti da una massa abnorme di peninsulari che li costringono ad atti contronatura quali il mancato rispetto dei limiti di velocità, del semaforo rosso, o i sorpassi a destra.
Non è il caso di scandalizzarsi: possiamo anche ammettere che, spesso, noi italiani siamo poco rispettosi delle prescrizioni in generale e dei limiti di velocità in particolare; e che la nostra atavica creatività ci induca a una guida talvolta fantasiosa. Altrettanto fantasioso è però addurre questo a giustificazione dell'indisciplina degli automobilisti ticinesi. La quale non è nemmeno in aumento, perchè a leggere i dati della polizia, nel 2012 gli incidenti sono diminuiti del 6%. Forse al vicino cantone pesa rimanere il peggiore in Svizzera in quanto a disciplina al volante e, si sa, dal Gottardo in su non è che facciano questa grande distinzione tra ticinesi e italiani.
Vero è che molte delle infrazioni rilevate in Ticino, sono contestate a automobilisti italiani, i quali non godono di buona stampa o di trattamenti di riguardo. Anzi. Ma è altrettanto vero che noi, peninsulari di confine, conosciamo perfettamente la mutazione genetica che si impadronisce degli automobilisti ticinesi - o almeno di una parte - non appena varcano la frontiera. Quella repentina abolizione dei freni, inibitori e non, che rivela loro l'esistenza del clacson e della tipica gestualità italica, li fa schizzare sulle corsie di sorpasso, diventare daltonici ai semafori, insofferenti ai passaggi pedonali e praticanti convinti del lampeggio con l'abbagliante o della sosta in doppia fila.
E, giusto per buttare un po' di benzina sul fuoco, è pure vero che alla polizia ticinese fa assai comodo chiudere la dogana ogni qual volta da Bellinzona in su scende qualche fiocco di neve, così che le colonne di Tir si formano in Italia per problemi che con il nostro derelitto Stivale non c'entrano affatto, una volta tanto.
Tutto il mondo è paese, insomma, per gli automobilisti. Anche se fatichiamo a capire il recondito motivo per cui la nefasta influenza italiana sui guidatori esteri si dovrebbe manifestare soltanto sui ticinesi e non sugli altri confinanti francesi, austriaci o sloveni. O sui tedeschi che a frotte trascorrono le ferie in Italia.
Quelle che cambiano, e di parecchio, sono l'efficienza e l'autorità con le quali il singolo Stato si impone per fare rispettare le regole. In questo dalla Svizzera abbiamo soltanto da imparare Ma lasciamo stare gli italiani brutti e cattivi che traviano gli ingenui ticinesi. O la teoria secondo cui si è più disciplinati man mano che si va verso nord. Raikkonen è finlandese e va come una lippa. Proprio come il mitico Clay Regazzoni, da Lugano.
Mauro Butti
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