Ciò che abbiamo visto al Salone, è figlio di questa convinzione.
La bellezza e il saper fare vengono dalle nostre imprese, che testarde e silenziose hanno proseguito il loro cammino per creare. Sbocciano dalla tenacia degli imprenditori e degli uomini e donne che lavorano con loro, senza confini, senza divisioni.
Non si soffermano di solito gli occhi sulle mani del tornitore Giovanni Somaschini, che in questi giorni si è confrontato con i giovani al SaloneSatellite, eppure anche loro comunicano qualcosa di speciale. Spiegano di una vita unita al legno, con la passione che non si è spenta; anzi anche in quest'occasione ha cercato di parlare con i tornitori di domani, ascoltando con saggia pazienza le loro idee, spiegando cosa non poteva essere trasformato in creazione (la parola prodotto, qui, come si può usare?) e cosa invece aveva una chance di fiorire.
Perché questo è il made in Brianza, di cui noi vediamo la luce, ma spesso scordiamo la fiamma discreta che la produce. In tutti gli incontri di questi giorni, una delle descrizioni più intense ci è stata offerta dal responsabile marketing della MisuraEmme, Marco Bravarone De Torcello. Lui si occupa di prodotto e comunicazione, appunto. Ma svela che un giorno è andato in azienda e ha visto uno dei dipendenti, che da parecchi anni lavora lì, alle prese con il suo miracolo quotidiano. Teneva tra le mani il piedino di un letto. Lo toccava, lo posava, segnava su un foglio, lo riprendeva tra le dita, scavandolo con gli occhi attenti.
Quella dedizione silenziosa - da lui contemplata mezz'ora, senza quasi accorgersene, come rapito - è il made in Brianza, spiegava. E ha ragione.
Made in Brianza che giustamente brilla sotto forma di meraviglie al Salone e richiama i clienti da tutto il mondo, cerca gli affari che sono il nutrimento per produrre ancora: lavoro, ricchezza, ma anche arte.
Ogni volta che al Salone ci siamo stupiti di un pezzo, di un particolare, di un'impostazione, ogni volta che abbiamo respirato l'aroma del legno senza rendercene conto ma poi portandolo a casa, sulla pelle dei ricordi, ecco, ogni volta abbiamo fatto parte di questo miracolo quotidiano che trova una vetrina sensazionale una volta all'anno.
Gli altri mesi, la vita non si ferma ma prosegue più febbrile che mai. Gli imprenditori, piccoli e grandi, sempre in viaggio come in tempi antichi per conquistare nuovi mercati e poter tramandare quest'arte dal sapore eterno. E con loro i lavoratori, la famiglia, senza una linea che tracci barriere tra quelle mura. La vetrina ha offerto affari e coraggio in un periodo storico in cui servono entrambi in misura consistente per sopravvivere e progettare il futuro, e il mondo ha apprezzato.
Tuttavia, se avremo dubbi, se ci sfiorerà la paura che questa crisi invece di cambiarci è in grado di cancellarci, possiamo spingerci non a Milano, ma nel cuore delle nostre aziende. Indossare i panni del Piccolo principe e respirare l'essenziale, che improvvisamente prende forma sotto i nostri occhi. Solo per un istante prima di ritrarsi, perché deve continuare a lavorare.
Marilena Lualdi
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