Tutti i leader in campo, indistintamente, tendono ad anteporre le proprie sorti personali a quelle del paese che da tempo continua ad invocare una svolta di cui, ancora oggi, non vi è traccia. Con una delle sue mirabolanti piroette, il sempiterno Berlusconi non esita ad impancarsi a grande statista proponendo una sorta di "governo di salute pubblica" con il Pd. In realtà, il suo vero obiettivo è sfangarla dallo stillicidio di processi che la magistratura gli sta infliggendo ora che non può più beneficiare dell'usbergo di essere al governo. La verità è che, dopo vent'anni, il paese è ancora in ostaggio di un uomo che non sarà mai disposto a farsi da parte fino a quando non avrà sistemato i conti con la giustizia. Al Cavaliere servirebbe un salvacondotto che possa fare uscire il paese, una volta per tutte, da questa iattura nazionale. Per fare questo, gli servirebbe un garante che, allo stato, non può essere certamente Bersani il quale, a sua volta, tiene in ostaggio il paese con la pretesa, grottesca e velleitaria, di essere premier malgrado non abbia i numeri.
L'unico, vero, garante del Cavaliere potrebbe essere Matteo Renzi il quale, forte della continua ascesa che gli accreditano i sondaggi, denota, anche lui come gli altri, l'irrefrenabile attitudine ad anteporre il proprio "particulare" nel timore che l'attuale stallo possa, alla lunga, logorarlo. A Bersani andrebbe ricordato non solo il "compromesso storico", come ha fatto Napolitano, ma anche quanto fece De Gasperi che non esitò a formare un governo con i comunisti malgrado il veto del Vaticano e di molti notabili del suo partito. Ma, si sa, solo un grande statista è in grado di capire gli imperativi della "realpolitik" e, purtroppo per il paese, Bersani non lo è.
Se lo fosse stato, non avrebbe perso tempo a farsi irridere dai grillini e non avrebbe esitato a concordare con il Pdl un "programma minimo" di riforme in linea con alcuni temi cari a Grillo al quale avrebbe, in questo modo, sottratto ogni possibile alibi. In caso contrario, a Bersani non resterebbe che arrendersi a Renzi. Le truppe renziane premono, frementi, alle porte del partito e si accingono a conquistare trionfalmente questa sorta di "deserto dei tartari" che rappresenta ciò che resta della sinistra italiana. L'insipienza politica del gruppo dirigente del Pd costituisce il regalo più grande per Renzi il quale, partendo da sinistra, può diventare l'artefice della costruzione di un grande partito moderato riuscendo in quella operazione che non è riuscita al Cavaliere. Come disse Gianni Agnelli, in Italia soltanto la sinistra potrà essere in grado, un giorno, di attuare una politica di destra. Quel giorno sembra essere arrivato.
Antonio Dostuni
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