Diciamolo con chiarezza: almeno in questo caso il grande numero di repliche garantito dalla vita quotidiana, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, non sarebbe direttamente proporzionale alla qualità e al successo dell'allestimento. Se Como fosse una commedia, non riuscirebbe a divertire; se fosse una tragedia, conterrebbe al contrario troppi momenti di involontaria comicità. Se invece fosse un'attrice, avrebbe di gran lunga superato la china del massimo charme; fosse un attore, avrebbe perso tristemente la voce.
Troppi acciacchi si porta dietro la città, troppi momenti stanchi si incontrano nel suo copione. Ci vorrebbe, è convinzione di molti se non di tutti, un'idea nuova, uno stile diverso. Magari un esempio da seguire.
Compito non facile, quello di trovare un modello di efficienza, di nitore e distinzione in un panorama colmo di lungolaghi azzoppati, lampadine rotte, buche d'annata e Ticose archeologiche. Ma a pensarci bene, un modello c'è: proprio quel teatro dal quale abbiamo preso in prestito la nostra metafora.
Per Teatro qui si intende quello con la T maiuscola: il Sociale. Che nel 2013 festeggia i suoi 200 anni, ma appare molto più in gamba di altre istituzioni cittadine, comprese quelle più recenti e, almeno in teoria, moderne. La dimostra, questa inaspettata gioventù, nella capacità di dialogo con la città che va esibendo in questa fortunata stagione. Il restauro dell'Arena, innanzitutto, che presto trasformerà il Teatro in una emozionante macchina a due facce: una interna, al coperto, nella quale celebrare l'intima tradizione del teatro, e un'altra esterna, sotto le stelle, in cui rinnovare questa tradizione, aprirla e offrirla con altri sapori alla comunità. E poi l'allestimento, celebrativo, dei Carmina Burana, il cui debutto, il 28 e 29 giugno, segnerà il compimento di un progetto in cui i cittadini stessi avranno fornito, con la partecipazione ai vari laboratori chiamati a comporre la produzione, la materia stessa dello spettacolo. E infine con il consueto festival estivo, "Como città della musica", che, lasciata la nobile ma un po' distaccata dimora di Villa Olmo, celebrerà quest'anno - come annunciato ieri in conferenza stampa e come leggerete oggi negli Spettacoli - gran parte dei suoi appuntamenti proprio nell'Arena, collocandosi così in pieno centro storico, più vicino, anche fisicamente, a una città che, perdonate l'usurata battuta, ha davvero bisogno di cambiare musica.
Indicare nel Sociale un modello da imitare non è l'ultima risorsa di una città giunta al deserto delle idee. Come ogni istituzione culturale, il teatro esiste proprio per impedire che la vita sociale della città finisca per ristagnare, precipitare sul fondo come un sedimento opaco. Il Sociale propone - provoca, addirittura, quando chiede ai riservati, timidi comaschi di partecipare a uno spettacolo - e sembra ottenere risposte concrete, dimostrando in questo modo due circostanze straordinarie: prima di tutto che l'encefalogramma intellettuale della città non è piatto, poi che lo stimolo intelligente, l'iniziativa e la qualità sono cose che funzionano; un capitale sul quale molti altri operatori comaschi, istituzionali e no, farebbero bene a riflettere. Chissà che, seguendo questo copione, un giorno magari non lontano il sipario potrà alzarsi su uno spettacolo, finalmente, del tutto godibile. Da applausi, insomma.
Mario Schiani
© RIPRODUZIONE RISERVATA