Le previsioni della vigilia arrivavano a dire che l'accordo su Franco Marini era un pò fragile e che dunque l'ex presidente del Senato rischiava di non farcela. Ma nessuno aveva previsto un tale naufragio: poco più di cinquecento voti sugli oltre settecento a disposizione: una contestazione aperta.
La candidatura di Marini è crollata e con lui la presa di Pierluigi Bersani su un partito che oggi è letteralmente devastato. Il PD somiglia ad un campo di macerie, tutti sono contro tutti, il segretario è l'ombra di se stesso, e mentre i massimi esponenti si fanno la guerra il giovane Renzi fuori le mura continua il suo assedio alla nomenklatura ex comunista e, in parte ex democristiana. Il sindaco di Firenze è stato il primo a contestare la scelta di Bersani di accordarsi con Berlusconi su Marini: non perché Renzi disdegnasse il mettersi d'accordo con l'avversario, che anzi era una cosa che aveva più volte sollecitato anche sul piano della formazione del governo; ma perché considerava Marini la peggiore scelta possibile.
Il punto è che Renzi ha colto una insofferenza diffusa di parlamentari e militanti che, dopo di lui, è diventata una valanga: ben duecentoventiquattro grandi elettori del partito democratico hanno disobbedito, preferendo votare chi per Stefano Rodotà, chi per Sergio Chiamparino (i renziani), chi scheda bianca. E dunque è facile dire che il primo vincitore di questa giornata orribile del PD è proprio Renzi: ora, se la maggioranza che governa il partito vuole portare a casa un risultato sul Quirinale dovrà er forza accordarsi con lui altrimenti la spaccatura continuerà avvicinandosi pericolosamente alla scissione.
Come Renzi è vincitore, così Bersani è lo sconfitto. Prima ha fallito la manovra di avvicinamento ai grillini per fare il governo; adesso ha fallito nell'intesa col PdL per eleggere il successore di Napolitano. Oltretutto ha rotto l'alleanza con Vendola, che pure non è certo una testa matta come Bertinotti, e ha dato l'impressione di non saper neanche lui cosa stia cercando. Probabilmente Bersani è ormai arrivato al termine della sua avventura: come potrà continuare a fare il segretario dopo questa serie di insuccessi?
Il secondo vincitore della giornata di ieri è naturalmente Grillo che ha tenuto fermo il suo candidato Stefano Rodotà e su di lui ha coagulato molto più voti di quanti ne disponesse il Movimento 5 Selle: da 160 a 240, imbarcando quelli di Sinistra e Libertà e parecchi democratici. L'accordo Pd-PdL era soprattutto fatto per emarginare l'"antipolitica": l'errore di aver puntato su Marini restituisce invece a Grillo una centralità insperata.
Cosa accadrà ora? Innanzitutto si aspetta la quarta votazione, quella in cui è sufficiente la maggioranza assoluta dei voti, cioè 508. Si vedrà se questo Pd così ridotto vorrà ancora fare un accordo con il PdL (e sarebbe su Amato o D'Alema) o provare ad eleggere Prodi rompendo con Berlusconi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA