Capita, succede, ripetono coloro che preferiscono evitare di fare i conti con una seria prevenzione. Pare quasi una beffa che tanta violenza si sia consumata proprio nel giorno in cui il sindaco ha espresso la volontà della sua amministrazione di allargare la zona pedonale al limite massimo della città murata e anche oltre, fin quasi sul lungolago. E, in più, nel giorno in cui lo stesso Mario Lucini ha ribadito che la trattativa con Sacaim per riaprire, almeno da un punto di vista visivo, la passeggiata a lago è a una svolta. Come non bastasse, il giunta pochi giorni fa ha fatto sapere che sarà possibile riasfaltare solo alcune strade, ma la maggior parte resterà con le sue buche e i suoi avvallamenti per lungo tempo. Almeno fino a quando le casse comunali non saranno un po' più floride.
Ieri però la Natura ci ha ricordato che oltre a queste emergenze, vi sono quelle improvvise, talvolta ancora più devastanti. Ci ha ricordato che se il lungolago è uno sfregio alla città e ai suoi abitanti, non lo è meno piazza Cavour con i suoi tombini debordanti a ogni pioggia un po' più copiosa. Le strade e le buche, c'è da giurarci, oggi - devastate dal fortunale di ieri - saranno in condizioni ancora peggiori. Senza scordare che dal lago fino ai confini meridionali della provincia, gli smottamenti - simbolo di un territorio trascurato e offeso dalla mancata programmazione urbanistica - sono un appuntamento che torna con cadenze precise.
Ecco perché, per non andare troppo lontano dal capoluogo, una volta ancora di più è necessario che a una riorganizzazione logistica del centro, il Comune associ uno studio completo dell'assetto viario e urbanistico che coniughi la funzionalità con la sicurezza. In altri termini, bene l'isola pedonale allargata, ma insieme vanno risolti i problemi idraulici di piazza Cavour, rivisto il drenaggio delle principali arterie per evitare che le stesse possano trasformarsi in trappole d'acqua. E nel contempo vanno affrontati i nodi viari e dell'assetto territoriale dei quartieri, altrimenti a rischio di essere dimenticati rispetto alle esigenze del "salotto" cittadino.
Il problema dove sta? Ancora una volta nei finanziamenti. Como, per la sua morfologia, ha caratteristiche che la espongono particolarmente ai rischio idrogeologici, e il sindaco lo sa bene. Ma la buona volontà e le casse di Palazzo Cernezzi non possono bastare. Quando il sindaco Lucini affronterà con il presidente Roberto Maroni i nodi per il recupero del lungolago dopo la sciagurata avventura delle paratie, sul tavolo dovrà portare l'intero "dossier Como", un patrimonio della regione e dell'Italia che nessuno può permettersi di trascurare. Soprattutto dopo che la Natura, con molta frequenza, mostra di ricordarsi fin troppo bene di questo angolo di Lombardia che è un po' una porta aperta sull'Europa.
Umberto Montin
© RIPRODUZIONE RISERVATA