Non è ben chiaro su che cosa basi il suo ottimismo Enrico Letta, a chiusura del tour europeo che lo ha visto volare a Berlino, Parigi e Bruxelles. Per sua stessa ammissione, si trattava di capire i margini di manovra che l'Italia può avere nella Ue.
Il risultato è chiaro: l'Europa non fa sconti. Il peso del debito pubblico, come osserva il premier, non ci consente di chiedere dilazioni nella procedura di rientro del deficit: è la grande differenza con la Francia che invece le ha ottenute. L' Ocse aggiunge che adesso non si possono tagliare le tasse. Su questo punto però il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni osserva che non conta tanto il giudizio dell'Ocse quanto quello della commissione Ue che si appresta a chiudere la procedura d'infrazione contro l'Italia per deficit eccessivo: il che dovrebbe liberare, a quanto sembra, circa 12 miliardi di euro attraverso l'allentamento del patto di stabilità interno.
Ciò spiega l'importanza del Def che il governo si appresta a rilasciare: da esso dipenderà l'atteggiamento della commissione che - secondo quanto lascia intendere Josè Manuel Barroso - dovrebbe essere accomodante. Come del resto la politica monetaria della Bce che ha tagliato ancora i tassi per dare più ossigeno all'eurozona.
Ma tutto ciò non costituisce affatto quella svolta nella politica dell'austerità che Letta sta cercando di ottenere da Berlino grazie anche all'aiuto di Francia e Spagna. Verosimilmente il premier italiano conta sul cruciale appuntamento del Consiglio europeo di giugno che «non dovrà essere interlocutorio». Alla Germania il nuovo governo chiede impegni concreti nella lotta alla disoccupazione: la vera emergenza di quasi tutte le economie del vecchio continente. Per ottenere il risultato Letta conferma la politica di controllo dei conti pubblici e osteggia il «relax fiscale». Ma è ben deciso a spiegare a Bruxelles i cambiamenti nella politica del lavoro e dell'imposizione che saranno introdotti per innescare la ripresa.
Certo, si tratta di un'operazione ad alto rischio perchè da un lato può compromettere l'immagine appena recuperata di rigore nei conti e dall'altro non può contare su nessun aiuto concreto dell'Ue almeno fino all'inizio di luglio. Ma il Pdl è deciso a dimostrare che la colpa di tutto quanto è accaduto è del cieco autoritarismo tedesco e in particolare della Cancelliera Angela Merkel: su questo fronte non farà nessuno scontro a Letta esattamente come Berlino. Il Pd sta provando a mediare e trova ascolto nelle colombe come il ministro Quagliariello secondo il quale Pd e Pdl devono rinunciare ciascuno a qualche cosa se si vuole ottenere qualche risultato. L'impressione è che il neopremier dovrà lavorare parecchio per smussare gli spigoli tra anime che hanno difficoltà a dialogare. Lo stesso Mario Monti non intende fare da perenne bersaglio e fa sapere che la discussione sull'Imu ha assunto toni «morbosi», mentre si apre anche il fronte della legge Fornero giudicata da tutti inadatta.
Pierfrancesco Frerè
© RIPRODUZIONE RISERVATA