Lo stato confusionale in cui versa la sinistra costituisce la vera causa dello stallo che ha reso inevitabile la formazione di questo esecutivo che, sia pure con i limiti connessi alla difficile coesistenza di due forze storicamente antagoniste, si presenta certamente meno peggiore di tanti altri governi che l'hanno preceduto. Il Partito Democratico, pencolando per settimane tra Grillo e Berlusconi, ha dato prova dello scarso senso strategico della sua dirigenza che non ha mai saputo interpretare il momento topico da cui potevano sortire le grandi svolte nel paese. Una delle costanti della sinistra italiana è, infatti, quella di riuscire a far risorgere il Cavaliere anche quando appare irrimediabilmente spacciato. Dilaniato da infinite correnti come lo fu la peggiore Democrazia Cristiana, il Pd rappresenta una sorta di polizza-vita per il Cavaliere. Quando un partito diventa terreno di battaglia tra bande, non ha più senso parlare di politica.
Non senza qualche ragione, l'accordo con Berlusconi viene percepito da molti elettori di sinistra come un ignobile pateracchio ("inciucio"), un matrimonio di interessi tra due nomenclature abbarbicate al potere e al privilegio. Oggi il Pd pare perfino vergognarsi di stare al governo con il Pdl ma non può pensare di rifarsi una verginità sulla pelle del paese fingendo di osteggiare Berlusconi dopo avergli fatto, per anni, da garante. Berlusconi andava combattuto in passato senza infingimenti e doppiezze. Così non è stato, come dimostra il discorso del 2003 di Violante alla Camera in cui viene citato il patto con il quale la sinistra, nel 1994, tranquillizzò Berlusconi sulle televisioni. Risulta, pertanto, tardiva, e un tantino grottesca, l'attuale intransigenza dei Democratici nei confronti del Cavaliere che nasce solo dal timore che i grillini possano lucrare sulla rissosità che, verosimilmente, sorgerà sui temi più "sensibili" (Imu, giustizia e televisione). Per evitare che gravi solo sul Pd la responsabilità di un possibile fallimento dell'esecutivo, sarebbe utile recepire talune idee-forza del grillismo che godono di ampio consenso popolare: riforma elettorale, riduzione di rimborsi elettorali, indennità e numero dei parlamentari, soppressione degli infiniti privilegi della "casta". Per una volta la sinistra non sia schifiltosa e la smetta di tacciare di qualunquismo chi osa sollevare questi temi che potrebbero, di contro, ridare credibilità al ceto politico. Il governo Letta ha il compito di traghettare il Paese portandolo fuori dalle secche di una crisi istituzionale che sarebbe delittuoso sottovalutare. Piaccia o no, con un minimo di onestà intellettuale occorre ammettere che non vi erano alternative a questo governo. Il suicidio della sinistra, l'incombere dei processi del Cavaliere e l'arroganza anarcoide dei grillini, tutto questo stava creando nel paese un clima pericoloso i cui miasmi evocavano quella Repubblica di Weimar che diede i natali al nazismo. Non scherziamo col fuoco, per favore, qui c'è in gioco la democrazia!
Antonio Dostuni
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