Con la consapevolezza che ci sono già margini di manovra e altre mosse si possono individuare, il tavolo per la sostenibilità ha chiesto una "zona a burocrazia zero". Una sorta di Livigno dove però più del fisco interessa la selva di norme.
Intendiamoci, non è che l'idea di alleggerire la pressione fiscale disgusti le imprese e le associazioni di categoria. Farlo in una zona come la nostra, sfibrata anche dalla concorrenza della leggerezza elvetica in questo campo, significherebbe permettere a qualche azienda in più di restare o aprire da noi.
Ecco perché anche questa strada è stata evidenziata, ricordando appunto la Finanziaria del 2008.
Ma il messaggio che viene lanciato da Como (e cercando di fare squadra con Varese e Sondrio, in uguali condizioni) con il tavolo per la competitività ieri a Cernobbio è pure di cominciare ad abbattere il più opprimente dei nemici. La burocrazia, appunto, più ancora delle tasse.
Si tratta di un avversario ingombrante, cocciuto e misterioso. Al tempo stesso, un mirabile alleato della crisi per far scappare dalle nostre terre verso la limpida Svizzera chi non ce la fa più o chi non vuole trovarsi in condizioni sfavorevoli.
È proprio il suo volto oscuro che spaventa. Se un imprenditore non è felice di sborsare una somma elevata, diventa anche più inquieto di fronte all'incertezza. Un'imposta, per quanto detestabile sia, si può sopportare se almeno c'è una cifra chiara da mettere in conto.
Quanto sottragga la burocrazia, invece, nessuno lo sa. Lo studio di Confartigianato ha messo a fuoco l'impressionante costo annuo di 200 milioni per le imprese comasche, ma è solo un tentativo di tracciare l'identikit sommario del nemico.
Ma come rendere concreta la proposta di una zona franca della burocrazia, presentata dal tavolo delle associazioni e dei sindacati? La palla è passata a chi è nelle diverse stanze dei bottoni, da quella nazionale a quella regionale, perché, appunto, qualche strumento esiste e bisogna solo usarlo e calarlo nella nostra realtà.
Altri si possono, si devono trovare. Ad esempio, lo sportello unico è solo una rassicurante espressione. Il presidente della Piccola industria Walter Pozzi sottolineava - negli interventi di Confindustria in campagna elettorale - come di fatto non ci sia ancora. In Italia esistono 10.400 diverse amministrazioni: di queste 10.100 sono locali, quindi non annidate nella capitale.
Possibile che non si riesca, anche nel territorio, a renderlo efficace?
Una partita immensa, quella avviata da Como, proprio perché si gioca su più livelli, come fa notare il sindacato. Ma da qualche parte bisogna pur iniziare. E se esiste uno strumento del 2008 che può fare al caso nostro, è probabile che si possano trovare altre formule dimenticate, da rispolverare per applicare la formula comasca.
Lo stesso Governo Monti - ricordava sempre Pozzi - aveva uno studio in ballo sull'alleggerimento della burocrazia, poi arenato. È l'unico modo per far vivere le nostre imprese. E per convincere le grandi aziende straniere che non esiste solo il Ticino.
Marilena Lualdi
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