E dà ulteriore stimolo alla proposta di una zona franca della burocrazia, in cui credono le imprese e i sindacati di Como. Una zona che va costruita nella sua concretezza, e in tutta fretta, pena il trovarsi altre aziende in partenza oltre confine. Sempre più imprese italiane stanno bussando - confermava proprio ieri Silvio Tarchini - negli edifici industriali realizzati nel Canton Ticino. Un luogo dove se la burocrazia non è zero, poco ci manca. Guardiamo proprio alla novità annunciata dall'outlet: presto sarà servito da una stazione ferroviaria e un autosilo di 680 posti.
C'è da scommettere che "presto" abbia esattamente questo significato. Invece, rimuginiamo sui nostri peccati. Tarchini ha ricavato da un ex sanatorio un resort di lusso. Da noi un'impresa chiede di poter mano a un capannone, riedificandolo tale e quale, giusto con un adeguamento alle ultime regole ma senza alcuna modifica volumetrica: eccola ferma al palo per mesi, e questa volta come sappiamo non c'entra la lontana Roma, bensì la normativa sui Pgt bloccata in Lombardia.
Ora, per la Ratti o la Akzo Nobel - i due casi più eclatanti di questo pasticcio burocratico - si spera presto in un lieto fine, visto che la giunta Maroni ha già affrontato il problema.
Ma quanti altri nodi ci stringono e ci stringeranno? E drammatico diventa l'interrogativo che ne scaturisce: è impossibile diventare Mr Fox Town da noi?
Apparentemente (e tristemente) la risposta oggi è no. Eppure proprio da questo impietoso paragone possiamo trarre una lezione e imprimere una svolta. Uno dei segreti del successo ribaditi dallo stesso Tarchini, è rappresentato dagli italiani. Una risorsa preziosissima per il Canton Ticino, pur tra polemiche e consuete frecciate specialmente nelle campagne elettorali in cui in Svizzera si alzano i toni (anche con i manifesti).
Le capacità, la voglia di darsi da fare, il talento sono ancora i nostri punti forti, quelli che ci hanno fatto resistere in tempo di crisi e che hanno attirato l'attenzione di ogni angolo del mondo, ad esempio con i brand del tessile e dell'arredo.
Con un taglio alla burocrazia, potremmo raggiungere risultati strepitosi pur in un periodo così difficile per tutti. Dovremo, perché eccellere in questo momento non è vivere da nababbi, bensì sopravvivere.
Non c'è tempo da perdere e su questo fronte si individua almeno una coincidenza positiva: se è difficile prevedere che a Roma si potrà procedere velocemente all'uso di vecchi strumenti come le zone franche urbane, in Lombardia il governo si è costituito prima ed è già operativo. Qualche segnale, è stato già dato. E proprio in queste ore si sta mettendo al lavoro la commissione speciale del Pirellone sui rapporti con la Svizzera. Dovrà dare slancio al sostegno dei frontalieri, ma evidenziare anche altre direzioni lungo le quali muoversi. Avrà margine d'azione per il problema posto dalla Como che produce, il riconoscimento del suo ruolo di provincia di confine.
E mentre si studia questa materia, sarebbe bene fare ciò che da tempo si invoca: copiare il meglio - ovvero dal punto di vista burocratico e fiscale - , i vicini svizzeri. Il resto, ce lo mettiamo noi.
Marilena Lualdi
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