Fin qui il sogno di una notte alla vigilia dell'estate. Un sogno che rischia di trasformarsi, per la sesta estate di fila, in un incubo. Peggiore dei precedenti, se possibile.
Riavvolgiamo il nastro, questa volta in formato "nightmare". Arrivi in piazza Matteotti e non vedi il lago. Il cantiere delle paratie è ancora lì, come pure la palizzata che oscura il paesaggio. All'imbocco del lungolago è comparso un altro catafalco, che impedisce il passaggio ai mezzi pesanti. La corsia di destra è chiusa dai jersey biancorossi fino a piazza Cavour, con gli autobus che sfiorano i tavolini dei bar. Superato il Metropole & Suisse, sulla destra, c'è la solita tremenda spianata che arriva fino ai giardini a lago. Non male, vero? Il dramma è che la seconda versione è molto più realistica della prima.
Il nuovo allarme crolli sul ponte della darsena è stato un autentico colpo basso per tutti: dal sindaco fino al più distratto dei comaschi. Ha spazzato via senza alcuna pietà l'ottimismo delle ultime settimane, riproponendo una serie infinita di giganteschi punti interrogativi.
Anche perché, va detto, alla sfortuna (figlia di decenni di incuria) si è aggiunta una promessa mancata. La data del 10 maggio era segnata con il cerchio rosso sul calendario del sindaco: avrebbe dovuto segnare il via libera della giunta regionale alla convenzione con il Comune, che implica la condivisione del percorso sulla variante progettuale e la sistemazione definitiva del lungolago. Un passaggio burocratico come tanti? Niente affatto, visto che porta (o si spera possa portare) con sé lo sblocco di 5 milioni di euro, soldi fondamentali per sanare il contenzioso economico con Sacaim e avere il via libera dall'azienda veneziana all'occupazione temporanea dell'ex passeggiata Zambrotta.
E invece oggi non succederà proprio nulla. All'ordine del giorno del Pirellone, infatti, figura un unico punto: l'Expo. Con tanti saluti - si spera solo temporaneamente - a Como e alle promesse del governatore Maroni.
Magari se ne parlerà in giunta venerdì prossimo. O forse prima. Oppure dopo. Sta di fatto che il Comune contava molto sul via libera di oggi, visto che lunedì alle 12 scade il bando per la riapertura provvisoria del primo lotto, tra piazza Cavour e i giardini a lago.
Questo è il punto interrogativo più grande, che riguarda la passeggiata e il destino complessivo del cantiere. Ma anche gli altri non sono da poco e gli scenari tutt'altro che chiari. Il nuovo cedimento della darsena, oltre al corredo di archi anti-mezzi pesanti, jersey biancorossi, cartelli vari assortiti e strisce gialle, imporrà un intervento d'urgenza «entro agosto» (sono parole del sindaco), che potrebbe determinare la chiusura totale del lungolago per due o tre settimane, tagliando in due il girone e la viabilità cittadina in piena stagione turistica. Non male, considerato che anche questo incubo è molto verosimile. Con un ulteriore possibile effetto collaterale del cantiere: l'addio alla sostituzione della palizzata di legno (che guarda caso costeggia la corsia ora chiusa al traffico) con una grata leggera che consenta di rivedere il lago.
L'eredità raccolta da Lucini era pesante, è vero. La sfortuna ci ha visto benissimo, è altrettanto vero. Ma a questo punto il sindaco e l'amministrazione tutta devono mostrare di che pasta sono fatti, picchiando i pugni su tutti i tavoli - a partire dal Pirellone - e portando a casa qualche risultato. Lunedì si chiude il bando per l'ex passeggiata Zambrotta. Vogliamo rivederla aperta a fine giugno. Almeno quella.
Emilio Frigerio
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