Da una parte ci sono le vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi; dall'altra l'inquietudine del Pd, alla ricerca di un nuovo leader: due elementi di tensione che sulla carta potrebbero far perdere l'equilibrio a Letta e provocarne la caduta. Ebbene, né l'uno né l'altro sono stati in grado di impensierire per davvero la navigazione del governo. Segno che il patto che ha fatto nascere l'esecutivo delle larghe intese è più solido di quello che si poteva immaginare.
Oggi il Pdl radunerà a Brescia la folla dei sostenitori di Berlusconi per protestare contro la conferma in appello della sentenza di primo grado che ha condannato il Cavaliere per frode fiscale. Si aspettano toni roboanti e un infuocato discorso di Berlusconi. Ma alla kermesse bresciana il Pdl ha provveduto a togliere ogni potenziale distruttivo: in primo luogo i ministri pidiellini, da Alfano in giù, non dovrebbero partecipare; e poi in tutte le salse i sostenitori di Berlusconi hanno detto e ridetto che l'azione delle toghe rosse non avrà conseguenze sul governo.
Allo stesso modo, l'onda dei sommovimenti del Pd non arriverà a Palazzo Chigi. La partita della successione di Bersani è stata risolta nel modo più indolore possibile . La scelta di Guglielmo Epifani come segretario «traghettatore», decisa dai vertici del partito con la benedizione delle varie componenti darà al partito una guida esperta e autorevole, in vista del congresso di ottobre, garantendo quattro mesi di tregua interna.
Letta può ragionevolmente sperare che domano pomeriggio, quando si ritroverà con i ministri nell'abbazia-resort di Spineto, non troverà un clima di sospetti reciproci. Già il primo vertice di maggioranza a palazzo Chigi ha dato al premier la conferma che i partiti che lo sostengono discutono ma non litigano. Questo non significa che il premier abbia davanti la strada spianata. C'è da trovare la copertura per la sospensione dell'Imu e per il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga (il decreto sarà presentato a metà della prossima settimana), c'è da trovare una mediazione su questioni che hanno sempre diviso i poli come la cittadinanza italiana ai figli degli immigrati e il riconoscimento delle unioni gay. E c'è da rintuzzare gli attacchi continui e pungenti dell'opposizione grillina. Su quest'ultimo punto Letta ha deciso di cambiare passo e di rispondere alle bordate dell'ex comico mostrando i denti. È una novità: se Grillo torna di nuovo a evocare il «golpe» , il premier risponde a muso duro che si tratta di espressioni «inaccettabili»; e se Grillo lo attacca per la sua parentela con Gianni Letta, la replica dell'inquilino di Palazzo Chigi è: «Io taglio gli stipendi, lui fa fatica a imporre tagli alla diaria dei suoi parlamentari».
Marco Dell'Omo
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