La questione, sarebbe ora di comprenderlo, va oltre il nostro ombelico lariano. Perché il lago di Como non è solo una faccenda comasca. E se è ancora in queste condizioni, oltre alle responsabilità locali che sono chiare e hanno portato alla fine di un ciclo politico, quello del centrodestra che sembrava un filone inesauribile, ve ne sono altre a Milano e anche a Roma.
Per quanto riguarda il coinvolgimento è doppio. La follia delle paratie, della varianti di progetto, del muro che ha fatto parlare e ridere mezzo globo terracqueo è stata avvallata e in parte gestita dal Pirellone. Ma neppure lo Stato può permettersi di stare a guardare (anzi a non guardare) il lago prigioniero del cantiere infinito e la strada che cede. Perché se crolla Pompei, giustamente, il governo si muove. Se il Colosseo ha bisogno di un maquillage, la pratica non è solo di competenza del sindaco della capitale. Cos'ha di diverso il nostro lago?
È un patrimonio condiviso non solo dai comaschi ma dai turisti che arrivano dall'Italia e dal mondo. Così come nella capitale o in piazza San Marco a Venezia o negli Uffizi a Firenze. Se i turisti trovano chiuso l'anfiteatro Flavio, è un problema solo di Alemanno (o di chi dovesse venire dopo di lui)?
Non si capisce invece perché l'oscuramento del lago di Como e l'assenza di una passeggiata turistica debbano essere lasciati solo sulle spalle di Lucini e dell'amministrazione di palazzo Cernezzi. La città, peraltro, sta facendo il possibile e anche qualcosa di più. Oltre al pubblico sono in campo i privati. Proprio di ieri è il deposito del progetto per riaprire la passeggiata in estate che sarà realizzato e finanziato dagli Amici di Como con altri partner. Ma non basta e non può bastare. Con l'Expo alle porte, il lago diventerà una vetrina non solo comasca, ma lombarda e nazionale. Vogliamo offrire al mondo questo spettacolo?
Milano e Roma non possono lavarsene le mani (oltretutto nel primo bacino è poco consigliabile per evidenti ragioni igieniche). Il lago non può essere una questione transcomasca solo quando il suo livello serve a garantire l'irrigazione della pianura padana e il lucro per qualcuno che non abita qui.
Si era sperato che il ministero delle Infrastrutture affidato al comasco Corrado Passera potesse modificare la situazione. Ma non è andata così. Anche il top manager prestato alla politica si è limitato a una timida morale suasion. La colpa non è del tutto sua, vista la latitanza istituzionale della Regione, in primis. Ora anche al Pirellone c'è un nuovo inquilino. Roberto Maroni ha fatto una mossa significativa con la sua visita in Municipio a Como per affrontare la questione vis a vis con il sindaco Lucini. Ma il tempo non gioca a favore. Quello meteorologico, con l'estate che forse finalmente si fa viva, ma anche quello del calendario che ci ricorda che all'Expo mancano poco più di 500 giorni.
Francesco Angelini
© RIPRODUZIONE RISERVATA