L'Italia è il malato d'Europa. E solo l'Europa può curarla: come dice il neosegretario del Pd Guglielmo Epifani, il nostro Paese deve presentarsi al vertice Ue di giugno con richieste forti su investimenti e patto di stabilità.
E' per questo motivo che Enrico Letta ha avviato una serie di sondaggi con Romano Prodi, Mario Monti e Vincenzo Visco, tutti esperti di problemi comunitari. Nel caso dell'incontro a palazzo Chigi con il fondatore dell'Ulivo, si può intuire anche un implicito messaggio politico: il tentativo di superare tutti gli strascichi che hanno portato al clamoroso fallimento della candidatura del Professore al Quirinale e di impostare un percorso nuovo in vista del congresso Pd d'autunno, anche alla luce della comune eredità di Nino Andreatta.
Il compito del premier è molto complicato. Da una parte si tratta di tenere la ''strana maggioranza'' al riparo della battaglia sul destino di Silvio Berlusconi che infuria sui media e nel dibattito politico. Dall'altro di impostare un programma immediato di riforme economiche e istituzionali che dia qualche risultato concreto. I due piani sono strettamente connessi. Il Pdl assicura con Mariastella Gelmini che non tenderà imboscate al governo per costringere i democratici a solidarizzare con il Cavaliere. Può essere. In fondo l'interesse del Pdl, in un momento di gravissimo caos economico-sociale, è quello di dimostrarsi partito d'ordine agli occhi del suo blocco elettorale e di assicurare che l'interesse delle famiglie viene prima di tutto. Però bisognerà vedere se questa decisione resisterà alla possibile condanna del suo leader nel processo Ruby (condanna che Daniela Santanchè dà per scontata): le nuove manifestazioni annunciate dai berlusconiani, le proteste di piazza, sono in rotta di collisione con il clima di stabilità necessario a convincere l'Europa a darci una mano con l'allentamento dei vincoli del fiscal compact.
Letta sa di dover fare presto. Il timore che la bomba ad orologeria dei processi di Berlusconi esploda da un momento all'altro è talmente elevato da aver fatto pensare ad una clausola di salvaguardia: la modifica immediata del Porcellum (magari con un ritorno al Mattarellum) per garantire che un eventuale ritorno alle urne non avvenga con l'attuale legge elettorale. Come spiega il ministro delle riforme Gaetano Quagliariello, tuttavia, questo passaggio dovrebbe essere solo momentaneo: l'ambizione infatti è quella di modificare la forma di Stato e di governo ed è chiaro che la nuova legge elettorale dovrebbe essere scelta a seconda della strada imboccata (premierato o semipresidenzialismo). Lecito chiedersi se davvero una coalizione così eterogenea, bombardata ogni giorno dai grillini, possa produrre il risultato che all'Italia manca da più di trent'anni.
Pierfrancesco Frerè
© RIPRODUZIONE RISERVATA