Dopo la dittatura dello spread, gli italiani sono decisamente oppressi dall'IMU e nello stesso tempo temono l'avvento della Tares e poi magari la nascita di una nuova mostruosa creatura, la tassa Ics. Tutti acronimi che ci ricordano i gormiti dei bambini, tanto brutti quanto temibili. Mentre la Tares e la Ics ce la aspettiamo più in là, sull'IMU della prima casa possiamo per ora tirare un sospiro di sollievo, a meno che non siamo possessori di ville o castelli o case signorili (pochissime sono accatastate così, qualche migliaia in tutta Italia). Il governo, dopo una decina di giorni di rodaggio e un complicato ritiro in monastero, è riuscito a produrre almeno in parte la decisione più attesa: una mezza abolizione della supertassa sulla casa e la promessa che entro la fine di agosto sarà riformata tutto il sistema fiscale che ruota intorno al mattone. “Prendiamo tempo per fare la riforma” ha spiegato il presidente del Consiglio che non aveva promesso miracoli e infatti di miracoli non c'è traccia nel lavoro del Consiglio dei ministri di ieri: per esempio i capannoni industriali e artigianali o i locali del commercio non hanno avuto la sospirata sospensione che si sarebbe portata dietro anche il mancato super aumento previsto per il 2013-2014. In compenso è stato inviato un “segnale” di benevolenza verso gli impianti agricoli che avevano messo in ginocchio migliaia di aziende. Insomma, Letta qualcosa ha fatto, Saccomanni ha trovato la copertura necessaria e adesso si spera che questa traballante maggioranza riesca a produrre qualcosa di più organico. E' chiaro che sta proprio qui il problema fondamentale, la permanente rissosità di partiti che si sono combattuti per vent'anni e che non smettono di farlo anche adesso che hanno messo insieme un governo. Riusciranno ad andare avanti rendendoci quegli acronimi un po' meno odiosi e soprattutto meno pericolosi per la vita e la sopravvivenza delle nostre aziende che cadono a grappoli sul fronte della crisi, della restrizione del credito, dell'eccessiva tassazione? Dipende. Dipende innanzitutto da ciò che si prefiggono per il futuro. Non tanto il Pd che deve soprattutto prendere tempo per riaversi dalla batosta dei sessanta giorni del fallimento di Bersani, regolare i conti interni e capire chi è e cosa vuol fare. Quanto il PdL che vede i sondaggi salire,ed è tentato di far saltare subito il banco. Ci sarà da sminare il terreno della riforma elettorale, ennesimo motivo di scontro. La mediazione tra il PDL che vorrebbe tenere in vita il Porcellum e il PD che vorrebbe tornare al Mattarellum, probabilmente Quagliariello e Violante riusciranno a trovarla, modificando la legge vigente nei suoi punti più critici nell'attesa di decidere quale dovrà essere la legge elettorale del futuro. Su tutto questo vigila Giorgio Napolitano che è il vero lord protettore del governo grazie all'arma che ha in mano: tutti sanno che se si riaprisse la crisi il Presidente si dimetterebbe e la prospettiva di un Quirinale vuoto nel marasma politico istituzionale impaurisce persino il più avventuroso dei politici. Andrea Ferrari