Filologo, studioso della lingua e della letteratura italiana, Roncoroni usa la sintesi per riassumere non l'affetto, non l'attaccamento retorico di una città alla sua scuola storica (che, come ricorda giustamente Bruno Saladino nel suo appello da firmare per l'autonomia del liceo, cominciò a formare comaschi nel 1773 come Real Ginnasio) piuttosto, per motivare la necessità di tutelare il liceo in quanto esso non istruisce gli studenti, ma li forma. E Roncoroni lo dice per essere stato studente e insegnante del Volta.
Nel verbo “formare” sta tutto il senso, condiviso anche dagli altri comaschi cresciuti grazie alla formazione liceale del Volta, della difesa della scuola che rischia di perdere il proprio dirigente e diventare parte del liceo Teresa Ciceri. Non che questo fatto, se accadesse, sarebbe una tragedia, ma cambierebbe probabilmente pelle alla scuola frequentata da nomi noti, da Alessandro Volta a Corrado Passera. Secondo chi sostiene che il liceo classico in sè non avrebbe più molta ragione d'essere - antistorico, pieno di polvere in quanto costringe gli studenti a studiare solo materie “antiche” - l'accorpamento potrebbe anche fornire una grande occasione di rinascita per il Volta, e può anche darsi sia così; ma se il liceo dovesse perdere la sua autonomia finirebbe un pezzo di storia non della città, ma dei comaschi.
In una recente intervista a Giuseppe Zanetto, docente di letteratura greca alla Statale di Milano, si leggeva che l'attualità del classico starebbe nella sua capacità a recuperare se stessi attraverso il recupero degli antichi. Antichi che, come dar torto a Zanetto, si fa fatica oggi a considerare subito alleati. Una volta però studiata la letteratura e la lingua antica, greca e latina, il doppio recupero, di sé attraverso gli antichi, si compie. L'hanno capito anche gli inglesi e gli americani, che considerano un valore aggiunto la conoscenza della cultura classica. E a dire che il Volta deve restare com'è ci sono anche i ragazzi. Di recente alcuni studenti hanno infatti aperto un interessante dibattito proprio sulle pagine della scuola de “La Provincia”. Rileggere quello che hanno da dire a difesa della propria scuola è interessante, dà l'idea che il Volta li abbia, appunto, formati. Essi affrontano anche l'obiezione da sempre sollevata al classico: di essere una scuola d'élite.
I ragazzi spiegano perché non lo è e qual è il vero senso della formazione che quel liceo offre: «(...) Bisogna invece ricordarsi sempre che la nostra società e noi stessi siamo quel che siamo grazie a tutto quello che questi “inutili” scrittori e saggi del passato ci hanno lasciato. C'e chi mi dice (...) a cosa ti saranno servite tutte le ore passate a studiare declinazioni o a tradurre frasi? A pensare, rispondo io. Il pensiero è l'unica arma contro una società che dice ai cittadini: “Pensare? Ma perchè fare questo sforzo? Penso io per te. Non ti va bene qualcosa? Ci penso io per te. Vuoi qualcosa? La cerco io”; sono pericolosi i ragazzi che pensano, perché non sempre succede che la loro idea coincida con quella della società. Fanno paura le scuole, perché è lì che si formano i cittadini pensanti di domani (e gli insegnanti stanno combattendo unadura battaglia per formare gli studenti e dare valore al pensiero)». E se lo dicono loro...
Carla Colmegna
© RIPRODUZIONE RISERVATA