Non è un caso perciò che dalla Prima Repubblica arrivi una salutare lezione per la Seconda e per la nascente Terza. E non è un caso che a impartirla sia un personaggio che forse non è stato uno statista nell'accezione comune del termine, ma un Politico con la P maiuscola sì.
Giuseppe Guzzetti, già presidente della Regione Lombardia e parlamentare di lunghissimo corso nel partito, la Democrazia Cristiana, che più di ogni altro ha rappresentato i vizi e le virtù della Prima Repubblica (le stesse virtù che gli hanno consentito di salvare molecole di Dna , impiantarle e farle sopravvivere nel gracile tessuto della Seconda), è stato un uomo di potere: a Como e non solo.
Ma Guzzetti, come tutti i veri uomini di potere lo ha sempre vissuto con disincanto senza mai perdere di vista la bussola per cui in politica il potere è soprattutto servizio.
Ecco perché la lezione che, magari involontariamente, regala oggi a tanti suoi eredi nell'agone politico locale ha una rilevanza e un peso che vanno anche oltre la manna dei sette milioni e mezzo che potrebbero essere paracadutata osul nostro territorio dalla fondazione Cariplo, che Guzzetti è stato chiamato a guidare per la terza volta. Un contributo che è davvero la mitica pentola colma di monete d'oro che si trova alla fine dell'arcobaleno.
Risorse come ossigeno, fondi che non possono essere sprecati, perché in epoca di crisi chi spreca pecca due volte. E non sono peccati veniali. Guzzetti perciò invita Como, la politica, l'impresa, le categorie, le associazioni, tutti coloro che hanno a cuore il futuro della comunità a costruire l'arcobaleno per meritarsi la pentola. Chiede ai suoi conterranei di tentare di trasformarsi in statisti e guardare alla prossima generazione.
In passato purtroppo, la politica ha speso male, quando si poteva anche permettere di spendere tanto. Si pensi agli introiti della privatizzazione dell'Acsm, un gioiellino nato e cresciuto a Como, che si sarebbero potuti utilizzare per qualcosa di grande da lasciare alla città. Invece la politica li ha colpevolmente dispersi in mille insignificanti rivoli.
Altre volte è andata meglio. Como Next è un esempio virtuoso della capacità di fare futuro e di creare innovazione.
Questi due precedenti rivelano che Como è capace di tutto e del contrario di tutto.
Di fare squadra, ma anche e soprattutto di dividersi e cavillare a causa di quella malattia chiamata autoreferenzialità alquanto diffusa a queste latitudini.
Francesco Angelini
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