Negli ultimi giorni, vaticanisti e opinionisti di diversa estrazione si sono affannati a sottolineare la piena continuità tra papa Francesco e i papi precedenti, in particolare Benedetto XVI. I motivi, ovviamente, non mancano: Francesco è ben radicato nella fede trasmessa dalla Chiesa. Eppure, nell'enfasi posta sulla continuità, voci “di destra” e “di sinistra” esprimono una singolare convergenza, unite dalla preoccupazione di affermare che nella Chiesa nulla sta cambiando e che nulla cambierà, perché nulla può cambiare. Infatti, malgrado la diversità dei punti di vista, è opinione condivisa che dalla Chiesa non possano venire vere sorprese. Ma non è così: ogni giorno di più, Francesco si sta rivelando una grande sorpresa per un mondo di uomini e di donne che credono di sapere già tutto e la sua vitalità si trasmette alle folle che accorrono per incontrarlo, vederlo, ascoltarlo. La Chiesa non cambia, infatti, solo se ci sono svolte teologiche o rivoluzioni istituzionali, entrambe difficili nel contesto contemporaneo. Cambia assai di più se cambiano gli uomini e le donne che ne fanno parte e l'elezione di Jorge Mario Bergoglio spinge oggi tutti i credenti a scuotersi dalla stanchezza e a rimettersi in cammino. E anche se non sappiamo ancora quali saranno gli effetti complessivi delle sue parole, vediamo che già alcuni input si stanno diffondendo velocemente, come quelli trasmessi dall'appello ad aprire le porte, perché una Chiesa chiusa “si ammala”, è una “Chiesa ammalata”, cui per il papa è largamente preferibile una “Chiesa incidentata” esposta cioè al rischio di incidenti perché in cammino verso le periferie del mondo. Agostino Giovagnoli