C'è un punto di non ritorno. E ce n'è uno in cui si può ancora affrontare il mare scosso dalla bufera, convincendosi di non essere perduti. A un patto: non limitarsi ad aspettare la schiarita improvvisa dal cielo, bensì provvedere a rafforzare la propria imbarcazione. È il messaggio che trasmette la vicenda della Dell'Orto, accanto ad altre delle nostre aziende, che hanno attraversato fasi delicate della loro esistenza. Due anni fa avevamo scritto una storia di ben altro, triste impatto: apparivano parole sconfortanti, spauracchi come cassa integrazione ed esuberi. Termini che pesavano ancora di più visto che si riferivano a un'impresa storica del territorio. Nata nel 1933, fin dall'inizio si distingueva: i tre fondatori mettevano a punto i primi carburatori per i grandi nomi dell'industria motociclistica come Guzzi, Benelli, Piaggio e Aprilia. E tre generazioni si davano il cambio con uguale determinazione, solcando epoche diverse. Poi la recessione e il mercato si tingeva di incertezze, mercato che non si sapeva come domare con le forze attuali. E il tempo delle decisioni difficili, con i tagli e la cassa integrazione durata due anni. Chiudersi nella nave e aspettare che la tempesta passasse, non sarebbe servito a niente. Ecco allora che compare il primo elemento che ha caratterizzato le aziende lariane e brianzole capaci di resistere: il mettersi in discussione. Non significa tradire le proprie radici o soffocarle, bensì studiare il terreno attorno e lavorarlo affinché esse possano essere ancora più salde. Analizzare come agguantarlo comunque, il mercato, e persuaderlo che si resta l'eccellenza di sempre. Marilena Lualdi