Enrico Letta ammette di avere davanti a sè un ''compito difficilissimo''. E non sembra pensare solo al clima elettorale delle amministrative che certamente non lo aiuta. Il premier allude anche alla crisi economica che appare senza sbocchi. Come ha denunciato il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, ormai il Nord è sull'orlo del baratro: senza interventi straordinari, l'Italia rischia di tornare indietro di 50 anni, dunque al 1963 quando cominciò il primo boom economico. La mancanza del lavoro, dice il capo degli industriali, è la madre di tutti i mali. All'assemblea di Confindustria, Letta ha ripetuto più o meno ciò che ha già detto nel discorso di insediamento e in Europa: una litania di buone intenzioni che, tuttavia, sono attuabili solo se si troveranno le risorse necessarie. Pensare che tutto dipenda dall'uscita dalla procedura d'infrazione europea per deficit eccessivo è perlomeno ingenuo: non si sa esattamente quanti miliardi ne verrano attivati ma i veri problemi sono altri. Innanzitutto la caduta del mercato interno e dunque la necessità di mettere nelle tasche dei cittadini un pò di denaro in più, il che si ottiene solo con il calo delle tasse e un clima di maggiore ottimismo. Poi la revisione del patto di stabilità che impedisce persino agli enti virtuosi che hanno i soldi in cassa di spenderli a causa dei rigidi parametri europei . Finora le scaramucce non hanno messo in discussione la tenuta della coalizione ma si capisce che il discorso potrebbe cambiare quando si affronteranno le salite più impervie. Per esempio quella della giustizia. Le motivazioni della condanna del Cavaliere nel processo Mediaset e sono particolarmente pesanti: secondo i magistrati, Berlusconi voleva solo perdere tempo e ha gestito un'enorme evasione fiscale anche da premier. Accuse surreali e irragionevoli, le definisce il leader del Pdl, che saranno ribaltate in appello. Secondo i suoi tradiscono l'eterno pregiudizio di una parte dei giudici e non adducono una sola prova provata. Eppure è chiaro da tutto il contesto che questa battaglia non potrà restare senza contraccolpi: anche perché il Pd è costretto a mordere il freno per non surriscaldare l'atmosfera ma prima o poi potrebbe esplodere. Le accuse di collusione che gli muove Beppe Grillo devono bruciare parecchio e bisogna vedere fin quando i democratici le incasseranno, soprattutto in vista della battaglia parlamentare sull'ineleggibilità del Cavaliere. Pierfrancesco Frerè