Il governo procede con il ''passo dell'alpino'': cadenzato ma circospetto per non cadere in qualche trabocchetto. In particolare sul fronte economico il premier continua a prendere tempo (ecobonus e incentivi per le ristrutturazioni sono stati rinviati alla settimana prossima) perché con ogni evidenza mancano i fondi e si attende il disco verde di Bruxelles all'uscita dell'Italia dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo (che dovrebbe ''liberare'' una decina di miliardi per gli investimenti). Anche la decisione di abrogare il finanziamento pubblico dei partiti è per ora solo una bandiera da sventolare: il ministro Quagliariello ha promesso il testo per la settima prossima ma sono in molti a voler vedere prima che cosa ne uscirà fuori.
L'impressione è che la grosse koalition all'italiana attenda il risultato delle amministrative. E' in ballo infatti la poltrona del Campidoglio, quella poltrona che alle politiche si diceva valesse almeno come quattro ministeri. Non a caso a concludere la campagna elettorale sono giunti a Roma i big, Silvio Berlusconi, Guglielmo Epifani, Beppe Grillo. Più in generale le amministrative sono attese per capire se i sondaggi che danno il Pdl come partito di maggioranza relativa su scala nazionale e Pd e M5S a contendersi il secondo posto fotografino effettivamente una nuova realtà oppure no. La curiosità riguarda soprattutto i 5 stelle che intendono smentire gli istituti demoscopici e dimostrare come la loro curva ascendente sia tutt'altro che esaurita.
Dunque si tratta di temporeggiare. Una tattica nella quale Enrico Letta si sta rivelando maestro. Non gli si può dare torto. E' evidente infatti il pericolo che qualche scintilla di troppo faccia esplodere la polveriera dello scontento dei fratelli-coltelli. Sebbene infatti il Cavaliere ripeta di riporre molte speranze in questo governo di pacificazione e di volerlo sostenere con lealtà, nel Pd serpeggia il sospetto che le cose stiano in modo diverso. Specularmente nel Pd cresce l'insofferenza per un quadro politico che obbliga il partito ad evitare critiche dirette a Berlusconi: farebbero saltare il quadro politico. Ma dal momento che ciò non significa arrestare le sentenze, in molti si chiedono quale sia il tornaconto politico di tale operazione.
Ciò spiega la battaglia in corso attorno alla riforma della legge elettorale. Il Pdl la intende come semplice ''clausola di salvaguardia'': piccole modifiche solo per scongiurare un nuovo stallo in caso di un ritorno a breve alle urne. La vera riforma dovrebbe giungere dopo, insieme alla scelta della forma di governo. Il Pd insiste invece per il ritorno al Mattarellum: i berlusconiani sospettano che la richiesta sia legata all' intenzione di far finire la legislatura in autunno o al massimo in inverno, rinunciando così alle riforme istituzionali vere e proprie. Letta deve mediare tra posizioni praticamente opposte e può contare solo sulle ali moderate dei due partiti e su Mario Monti che ha ristrutturato Scelta civica per rilanciarla e punta tutto proprio su quelle riforme che in tanti anni non si è mai riusciti a varare.
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