Ei fu siccome immobile. Il sindaco di Como Mario Lucini, rielabora il Manzoni nella polemica con le categorie comasche sull'ampliamento della fetta di città senz'auto. Pur interista evidentemente non ha problemi con il 5 maggio. Qualche problema invece lo trova nel convincere gli oppositori sulla bontà del progetto suo e dell'assessore Daniela Gerosa. Torti e ragioni, come sempre sono su entrambi i fronti. Il primo cittadino dalla sua ha la carta dei benefici che tutte le zone inibite ai veicoli a motori portano nelle città turistiche. Chiaro che con questa mossa, Lucini strizza l'occhio ai residenti del centro, che sono anche elettori. Ma questa è la politica, bellezza. Non hanno del tutto torto coloro che, commercianti in testa, evidenziano la carestia di parcheggi con la Ticosa chiusa ancora per chissà quanto. Va detto che, dalle prese di posizione delle categorie, emerge anche la volontà di non rompere un rapporto con la nuova amministrazione nato ancora prima dell'insediamento di Lucini a palazzo Cernezzi. Sono proprio state anzi alcune categorie e associazioni i grandi elettori che hanno contribuito a determinare il ribaltone politico in Comune. Il sindaco però non intende fare passi indietro. Anche perché l'ampliamento della zona pedonale è l'unica grande opera low cost possibile. E sarà qualcosa che resterà nella storia del Lucini uno, magari assieme alla sistemazione del lungolago e magari come trampolino per un Lucini due nel 2017. Differire l'avvio della pedonalizzazione in attesa dei parcheggi in Ticosa prolungherebbe il dibattito e farebbe crescere le perplessità con il rischio sì di quell'immobilismo da cui il primo cittadino vuole stare alla larga. Il punto, però, come rimarcano le categorie che finora di passi la nuova amministrazione, che tanto nuova non è più dopo un anno di mandato, ne ha fatti pochi in avanti e forse qualcuno anche indietro (vedi alle voci buche e decoro urbano). Ecco perché le categorie hanno avuto gioco facile nel replicare a Lucini. A questo punto però il sindaco deve andare avanti. Se la scommessa dell'ampliamento della zona pedonale sarà vincente, lo scopriremo solo vivendo. La storia peraltro è dalla parte del Comune, come dimostra il precedente della Città Murata, pedonalizzata da Antonio Spallino tra le barricate erette dai commercianti. Altri tempi, altre strade e altro traffico veicolare, certo. Però nessuno oggi vorrebbe ripristinare ciò che c'era prima. Il primo cittadino, però, pur mantenendo fermo il punto, potrebbe tentare comunque una concertazione con le categorie che, in alcuni casi pongono problemi reali e concreti legati alle chiusure al traffico. Forse si potrebbe evitare una rottura che, allora sì, rischierebbe di far ripiombare Como in quell'immobilismo che ha caratterizzato gli ultimi cinque anni della Giunta guidata da Stefano Bruni. E tra le cause, oltre ai problemi politici, c'è stata anche la difficoltà a dialogare con alcuni settori della città. Lucini che, in maniera consapevole, ha adottato uno stile opposto, deve proseguire su questa strada: un percorso dove non è proprio il caso di limitare il traffico. Anche le categorie però dovranno rinunciare a qualcosa. Alla fine quello che conta è il bene e il futuro di una città che da tempo ne va cercando uno.