L’apertura di un nuovo ufficio di informazione turistica nella principale stazione ferroviaria della città è una notizia che non merita in nessun caso di finire in secondo piano. Comunque la si voglia mettere, a chiunque viene la curiosità di vedere come la comunità ha deciso di presentarsi ai molti visitatori che scelgono di arrivarvi in treno. Si dice che la prima impressione è quella che conta: fino ad oggi l’impressione che Como dava ai turisti era quella di un posto da cui era meglio allontanarsi il più velocemente possibile.
I tesori storici e artistici della città murata, le perle del Razionalismo, i panorami di Brunate, le dolcezze del lago: tutto rimaneva sconosciuto e invisibile davanti alla desolazione di uno scalo ferroviario abbandonato a se stesso, privo di servizi, avaro in indicazioni e, molto spesso, popolato da figure inquietanti. L’arrivo di un punto dedicato ai turisti più visibile, aperto tutta la settimana con orari adeguati, deve essere considerato alla stregua di un sospiro di sollievo. Per gli ospiti sarà il segno che Como non è una città ostile o disinteressata al turismo; per noi indigeni l’orgoglio, piccolo ma non insignificante, di ritrovare un tratto essenziale di civiltà e cortesia.
L’errore sarebbe fermarsi qui. La stazione, per sua natura, può essere un punto di partenza o un punto di arrivo: la prima ipotesi è quella che più si attaglia a questa circostanza. Con l’ufficio a San Giovanni si è rimediato a una grave lacuna, rimettendo il progetto turistico di Como sul giusto binario (la metafora ferroviaria a questo punto è inevitabile), ma lo sforzo non può esaurirsi qui. L’offerta turistica deve raggiungere il visitatore nel cuore della città: a questo proposito, il progetto di un Infopoint sotto il Broletto non deve essere procrastinato o abbandonato. Sarebbe anche questo un passo nella giusta direzione: proporre ai visitatori un punto di orientamento in un luogo centralissimo, recuperando al contempo un fazzoletto storico della città oggi perlopiù abbandonato al degrado.
Per far ciò occorrono le risorse - non c’è dubbio -, i consigli degli esperti e la volontà politica e amministrativa. Prima ancora, è necessario che la mentalità cittadini si orienti in via definitiva al turismo, all’accoglienza e a tutto quanto, in termini di impostazione sociale ed economica, che da ciò discende. Scelte approssimative non possono sostenere questa impresa, così come iniziative di volontariato, pur lodevolissime, non riusciranno a completare un progetto dal quale dipende molto del nostro futuro.
Diciamo allora che l’ufficio turistico alla stazione dimostra, una volta di più, che le cose si possono fare. Con difficoltà, incertezze, attese e frustrazioni: ma si possono fare. Non resta che decidere da dove incominciare: le potenzialità di Como e del lago, immense, sono paragonabili per dimensioni soltanto ai problemi che impediscono di sfruttarle. Rispetto alle tante strade che si possono pensare per riqualificare la zona, questa ha certamente il pregio di saper sollevare entusiasmi. Rendere una città gradevole per i turisti, significa migliorarla anche per chi ci vive, significa renderla culturalmente più stimolante ed esteticamente più compiuta. Nel caso di Como, significa anche restituirle quella limitata ma significativa dimensione internazionale che, da sempre, le appartiene e che negli anni è riuscita a portare con dignità e grazia. Da San Giorvanni arriva dunque il segnale che il treno del turismo è partito: compito nostro, adesso, continuare a farlo correre.
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