A Como il futuro
riprende il viaggio

All’estero è già così da anni, a Como la novità è entrata in funzione ufficialmente ieri dopo un lungo periodo a singhiozzo. Ma il dato di cronaca è che anche su tutti i bus delle linee urbane di Asf e su quelli che coprono i percorsi extraurbani in tutta la provincia chi non ha il biglietto può acquistarlo direttamente a bordo.

Insomma, in caso di emergenza (problemi con l’auto o nevicata che sia) i comaschi potranno andare direttamente alla fermata del bus senza dover impazzire a trovare una tabaccheria (non è affatto scontato che ci sia nelle vicinanze) o un parcometro dove acquistare il ticket. E lo stesso, a maggior ragione, vale per i turisti, abituati praticamente ovunque a poter pagare la corsa direttamente sul mezzo di trasporto.

A Firenze, solo per fare un esempio di una città italiana, il biglietto si può acquistare direttamente dal telefonino. Basta comporre un numero, scritto a caratteri cubitali su tutte le fermate, e salire sull’autobus facendo vedere l’sms di conferma all’autista. Adesso, come detto, anche Como fa un passo in avanti verso i passeggeri – 9.2 milioni di persone sulle linee urbane e 11.8 su quelle extraurbane – anche se a modo suo.

Il servizio extra, infatti, non è gratuito, ma prevede un costo fisso da aggiungere a quello della corsa di 1.20 euro sulle tratte urbane (per 90 minuti si spendono 2.50 euro rispetto a 1.30 del tradizionale ticket valido 75 minuti) e di 1.30 su quelle extraurbane. Costo tutt’altro che irrisorio, se si tiene conto che, in città, corrisponde a un aumento percentuale del 92%. Somma extra che solitamente non è prevista e che può risultare fastidiosa. In un’isola come quella delle Bahamas, ad esempio, non esiste il biglietto acquistabile a terra. Tutti, residenti e turisti, pagano direttamente all’autista una cifra di poco più di un dollaro.

Ma quello che conta è che, almeno, oggi il servizio ci sia e che sia stato attivato prima di Expo. Cosa non così scontata a Como. Un turista che si dovesse trovare in città, almeno, non dovrà impazzire. E, comodamente, potrà utilizzare i mezzi pubblici.

Certo, la beffa è dietro l’angolo e la brutta sorpresa potrebbe arrivare dall’amministrazione provinciale, che è alle prese con un taglio pesante dei contributi regionali di 516mila euro. All’appello per la gestione del servizio, mancano due milioni di euro nonostante l’aumento, scattato a febbraio, dei biglietti (330mila euro l’introito aggiuntivo). L’ipotesi più probabile, ma al momento solo un’idea, è il taglio delle corse domenicali con il mantenimento di appena cinque linee. Se il tutto si tradurrà in realtà (altre Province lo hanno già fatto) vorrebbe dire ritrovarsi, proprio ad Expo, praticamente senza autobus domenicali. Alla faccia dell’incentivo del mezzo pubblico o della zona turistica che è il lago di Como.

Non c’è che sperare che, magari la stessa Regione o il Governo (sembra difficile visto che, notizia di oggi, ai Comuni vengono chiesti altri soldi diretti a Roma) decidano di intervenire per evitare un cortocircuito. Facendo prevalere il buonsenso. Perché non sarebbe semplice dover spiegare a un turista che può tranquillamente fare il biglietto del bus a bordo, ma che, in realtà, il bus non esiste perché è stato soppresso. Sarebbe un danno d’immagine (e non solo) decisamente troppo alto per un territorio che vuole riconvertire la sua economia proprio sul turismo e sull’accoglienza.

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