Se in una mattinata di inizio agosto non c’è un posto libero, chissà cosa succederà a settembre». Questa è una delle tante voci critiche raccolte ieri, nel caso specifico in via Dottesio, dopo l’ondata di posti blu che ha invaso la città. Quattrocentottanta, per la precisione.
C’è chi ha detto che «a Como non si parcheggia più (gratis)» e chi ha puntato il dito sul salasso per chi lavora in città («penalizza chi ha un reddito basso», hanno dichiarato i vertici di Cgil e Cisl, che chiedono convenzioni al Comune).
Chi non capisce perché - proprio lui, che vive in via Dottesio o in via XX Settembre o in via Italia Libera - debba
pagare il conto della pedonalizzazione di piazza Roma o di piazza Volta e chi ammette di sentirsi un po’ preso in giro: «Che beffa, si paga 165 euro all’anno e non si è nemmeno sicuri di trovare il posto».
Tutte considerazioni plausibili e degne di considerazione.
Ma anche l’operazione messa in atto dal Comune con l’ampliamento della zona pedonale è plausibile. Di più. Come hanno dichiarato in questi mesi di dibattito urbanisti ed esperti di mobilità urbana di fama, si inserisce in un trend europeo ormai consolidato, che porta alla difesa e alla valorizzazione dei centri urbani di pregio. Con tre parole d’ordine ben chiare: qualità della vita, difesa dell’ambiente, promozione turistica. L’isola pedonale estesa a piazza Roma e piazza Volta rientra in quest’ottica ed è tutto meno che censurabile.
Il problema è che se per piazza Roma e piazza Volta si è scelto un approccio graduale, lo stesso non si può dire per la grandinata di posti a pagamento. Per intenderci: ieri, su queste colonne, l’assessore Gerosa ha dichiarato che si partirà con l’anello tra piazza Verdi e piazza Grimoldi (con relativi posti gialli in piazza Roma), «si vedrà l’impatto e, se dovessero sorgere problemi, si valuteranno i correttivi» prima di passare a via Rubini, piazza Volta e via Garibaldi).
Per le strisce blu, invece, l’operazione è partita con il suo corredo di nuovi parcometri attorno al centro storico e non si è più fermata. Quattrocentottanta, tutti e subito. Il Comune dirà che non aveva alternative, che i nuovi posti a pagamento sono il naturale corredo dell’ampliamento della ztl e che posticipare l’operazione a settembre sarebbe stato peggio.
Argomentazioni plausibili anche queste, certo. Il problema è che in questa vicenda hanno tutti ottime ragioni, chi protesta e chi tira dritto. Ma il risultato finale non quadra, almeno per ora. E una sottile inquietudine si affaccia nella mente al pensiero della ripresa dopo la pausa estiva.
Il motivo è presto detto. L’operazione del Comune, certamente lungimirante e coraggiosa a lungo termine, avrebbe le gambe per camminare speditamente e senza troppi rimpianti se Como potesse almeno contare in autunno sulla riapertura del parcheggio Ticosa. Ma questo, ormai lo sappiamo, è una chimera: nella migliore delle ipotesi se ne riparlerà nella primavera del 2014 o addirittura tra un anno.
E c’è un altro punto debole, figlio di decenni buttati al vento da amministrazioni di ogni colore. Il pensiero, in questo caso, va al tram chiamato desiderio, a quella metrotramvia veloce che in poche fermate avrebbe potuto collegare gli autosili e i parcheggi di corona al centro, senza invocare la solita triste opzione del Valmulini attuale.
Quindi? Quindi Como amplia la ztl, tappezza il centro di posti gialli e blu, ma non offre alternative competitive per la sosta. Come diceva ieri il residente di via Dottesio, «se in una mattinata di inizio agosto non c’è un posto libero, chissà cosa succederà a settembre». Già. La speranza è che l’impatto dopo la pausa d’agosto non si riveli troppo duro per la città. E, a questo punto, non resta che incrociare le dita.
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