Altro che porta d’Europa, Como addirittura si chiude al Nord del Vecchio Continente a cui consente solo un pertugio nel quale, se proprio è convinto, un turista straniero si può infilare per scoprire la bellezza del lago.
La città e il territorio dunque perdono l’ultimo di tanti treni. E stavolta letteralmente dopo l’accordo tra ferrovie italiane e svizzere, con il beneplacito - va sottolineato - della Regione Lombardia, che cancella 12 dei 14 treni internazionali che si fermavano a S. Giovanni. Oltretutto se in precedenza si poteva arrivare da Zurigo - e fino a qualche anno fa - anche dalla Germania, ora gli Eurocity superstiti non andranno oltre Lucerna. Il tutto dalla prossima estate, a un anno dall’apertura del tanto atteso Expo.
Una porta in faccia al turismo del Nord Europa: questo è il frutto dell’accordo che, deviando gli Eurocity sulla galleria Monte Olimpino 2 e bypassando quindi la stazione, di fatto convoglia i visitatori su Milano. Poi se qualcuno ha voglia di venire sul lago di Como, si arrangi facendo un’altra mezz’ora (se gli orari coincidono) di treno... tornando indietro.
Ma se è possibile le Ferrovie e Rfi sono riuscite a fare di peggio e già adesso. Ieri i poveri viaggiatori hanno trovato le biglietterie chiuse, e così sarà tutti i festivi fino al 15 settembre, quelle automatiche fuori uso e l’edicola - che dovrebbe funzionare da alternativa - ovviamente con le serrande abbassate. Il tutto aggiunto ai tabelloni elettronici che da mesi sono un ricordo, i bagni dei disabili sbarrati, l’infopoint chiuso anch’esso. Per non parlare dei rifiuti abbandonati all’esterno dello scalo.
E dire che, in uno slancio di considerazione, qualche mese fa, Rfi aveva presentato a Comune e Camera di commercio, un piano d’investimenti da 4 milioni per risolvere tutte le carenze decennali di S. Giovanni. Un atto dovuto per le migliaia di pendolari, a parziale risarcimento dei disagi patiti da anni e, ci si augurava, il riconoscimento (anche questo tardivo) che lo scalo lariano ha una valenza internazionale.
L’assessore regionale Del Tenno si mostra impotente, Comune e operatori lariani restano spiazzati e ora dovranno fare i conti di quanti danni questa scelta, se irreversibile, comporterà prima, durante e dopo l’Expo.
E forse a più di uno tornerà alla memoria il non aver saputo cogliere l’occasione , negli anni ’90, della stazione internazionale unica Como-Chiasso. Tanti discorsi, molti convegni, tonnellate di documenti e studi finchè, complici i tempi biblici del “decisionismo” italico e l’inconcludenza amministrativa di questo angolo di Lombardia, Chiasso e gli svizzeri dissero «basta» e ci lasciarono con la nostra S. Giovanni già allora in condizioni ben poco dignitose.
Con un po’ di lungimiranza oggi fra Como e la Svizzera, ma in territorio comunale, si potrebbe avere una super stazione internazionale, bella, moderna ed efficiente, raccordata con il centro e con i principali assi viari.
Ora siamo all’epilogo e poche sembrano le vie d’uscita. Però Comune e operatori possono almeno battere i pugni in Regione per pretendere almeno altrettante corse locali e magari qualcuna in più. Forse solo così, e migliorando l’offerta turistica con pacchetti viaggio-soggiorno a prezzi concorrenziali, si potranno recuperare i turisti scaricati nella caotica Milano. Magari facendo comunque di S. Giovanni la centrale operativa della proposta turistica lariana.
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