La festa è passata senza gabbare lo santo. Per metterla sul laico, la nuova zona pedonale di Como ha superato alla grande la prova del fuoco. Almeno a pelle, aver allargato gli spazi della Città murata vietati ai veicoli a motore, sembra aver portato più benefici che disagi. Certo, nei giorni più intensi dello shopping, il traffico è andato in tilt ma non più degli anni scorsi e neppure la ricerca dei parcheggi è apparsa più affannosa. Certo, queste sono solo impressioni a cui è facile controbattere. Non esistono dati ufficiali sui flussi di traffico.
Resta però l’immagine di un centro cittadino che, anche grazie agli arredi natalizi e alle attrazioni di una Città dei Balocchi sempre capace di rinnovarsi, è apparso più bello e fruibile senza gli autobus parcheggiati a due passi da piazza Duomo. È un fatto anche che non si siano levati alti lai contro la pedonalizzazione che incrementa il traffico e neppure siano stati avvertiti lamenti di commercianti per il calo del giro di affari.
Il test natalizio superato a pieni voti suggerisce anche altre cose. La prima è che la pedonalizzazione dei centri storici è un fattore attrattivo per le presenze turistiche e non. Como, una città in cui il Pil derivato dal turismo appare in inevitabile crescita anche nella stagione invernale, non può non tenere in considerazione questo elemento.
La seconda è la conferma che la Città murata, per la sua morfologia e per le sue connotazioni urbanistiche, non è fatta per il traffico veicolare. Forse si sarebbe adattata al passaggio delle auto se fossero state realizzate le previsioni di un piano regolatore anteguerra che prevedeva un ampliamento degli spazi e della larghezza di gran parte delle strade che compongono il centro storico, anche se, con il passare del tempo e l’incremento del flusso di autoviecoli, sarebbe stato difficile ricavare gli adeguati spazi per i pedoni, il turismo e lo shopping.
Ma tant’è. Il centro cittadino è rimasto così, fortunatamente congelato da una normativa urbanistica che regola in maniera severa altezze, spazi e volumi.
La terza e ultima riflessione indotta dal successo natalizio della nuova zona pedonale, è quella per cui le idee buone e coraggiose anche se impopolari all’inizio, devono essere sostenute. Il processo di pedonalizzazione delle zone più belle del la città non si deve bloccare. Certo c’è la questione parcheggi. Preso atto che quella di indirizzare all’autosilo di Val Mulini le auto dirette in centro è una bella utopia, occorre valutare altre soluzioni e individuare zone vicine alle mura in cui ricavare spazi per sosta. Pazienza se questo vuol dire andare in direzione opposta rispetto all’intenzione originaria dell’amministrazione di lasciare le automobili dirette a Como fuori dalla convalle. L’area della Ticosa che ancora non conosce il suo destino definitivo, potrebbe essere ripensata anche in questa ottica. Così come gran parte dell’intero asse San Rocco-San Rocchetto, il più strategico, vista la sua posizione. Il sindaco Lucini, in un’intervista che pubblichiamo oggi nelle pagine di cronaca, spiega che la pedonalizzazione del lungolago è subordinata alla fine dei lavori in corso. Posizione realistica che rivela però anche come l’idea non sia del tutto accantonata. Buon segno per la città e le sue prospettive. Perché se Como deve essere (e dovrà essere) una città che punta tutto o quasi sul turismo, avrà la necessità di ampliare gli spazi destinati ai pedoni, ai ciclisti e a tutte quelle attività funzionali ad attrarre visitatori. La strada sembra tracciata. Fermarsi ora vorrebbe dire rinunciare al futuro.
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