Si calcola che in Italia venga gettato via il 25% del cibo acquistato ogni settimana, un valore pari a 1600 euro all’anno a famiglia. Lo spreco alimentare prodotto dagli italiani solo all’interno delle mura domestiche, vale 8,7 miliardi di euro, cioè oltre un mezzo punto di Pil.
Sono cifre che lanciano un allarme su una contraddizione mai così evidente come oggi: c’è chi è costretto a risparmiare sul cibo e chi il cibo lo spreca. Ed è forse questa insopportabile contraddizione che ha spinto la Diocesi di Milano e la Caritas a promuovere un progetto coraggioso; il progetto
“Refettorio Ambrosiano” in occasione di Expo 2015. In un ex teatro della periferia milanese aprirà un refettorio aperto alla solidarietà e sarà un luogo di arte e di bellezza. A questo progetto hanno dato la loro adesione decine tra i più grandi chef d’Italia e del mondo, artisti, famosi designer e noti marchi italiani.
Insomma, proprio questo luogo di carità e di bellezza, regalato dalle migliori espressioni del genio e della creatività, alla Milano che fatica, ospiterà un’iniziativa unica e coraggiosa. Dentro il Refettorio, durante Expo, 40 grandi chef ideeranno e prepareranno 90 pasti giornalieri per gli utenti dei centri di ascolto della Caritas. Tutte persone che sarebbero rimaste escluse dalla grande manifestazione universale e che, in questo modo, ne diventeranno anch’essi protagonisti. Non sarà una passerella e nemmeno un’idea geniale ma un po’ snob. Sarà l’eredità di Expo alla città, come ha sottolineato il cardinale Angelo Scola, “il segno che ci si è interrogati davvero sul senso profondo dell’evento, sullo squilibrio alimentare e sul problema della fame nel mondo, partendo dalla riduzione degli sprechi Un gesto sociale e per nulla snob perché scavalca gli stili di vita, il censo e vuole dare speranza alla città di Milano”.
Insomma, uomini di talento, che si sono guadagnati il successo con il loro lavoro, spezzano il silenzio attorno ad una delle più grandi e insopportabili ingiustizie dell’epoca moderna: lo spreco di cibo. Oggi in qualsiasi città ci si trova, si assiste ad un continuo aumentare di persone che non riescono a soddisfare i bisogni più elementari delle famiglie. Le mense, i centri di distribuzione dei pacchi alimentari, si riempiono di persone normali, di gente che ha perso il lavoro o che guadagna una miseria. La necessità di sfamarsi non riguarda più solo gli “emarginati” di qualche tempo fa, le persone che si trovavano ai margini per le ragioni più diverse. Stiamo parlando di padri, madri, figli, anziani pensionati, extracomunitari. Ecco perché “Refettorio Ambrosiano” diventa un segno di speranza, una specie di coraggiosa apertura contro l’indifferenza. E la genialità è proprio nel pensare ad un posto per i più bisognosi che sia un inno alla bontà e alla bellezza. Come ha detto il cardinale Scola “un luogo che dà da mangiare in senso bello e buono. Facendo sorgere in chi lo frequenta, attraverso la soddisfazione del bisogno di cibo e la bellezza dei piatti e dell’ambiente, il desiderio di infinito dell’uomo, che io da cristiano chiamo il desiderio di Dio”.
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