Certe volte viene il sospetto che la vita digitale che ognuno di noi ormai conduce in parallelo a quella reale, sia ancor più virtuale, ovvero fittizia, di quanto non sembri. La Rete promette per esempio lo scambio di opinioni e proposte in tempo zero: ognuno può dire la sua su qualunque argomento, senza filtro, anticamera o censura. Vero ma, come ha fatto notare Umberto Eco, non è che la facilità di comunicare abbia migliorato la qualità della comunicazione. Tante, troppe volte, Internet diventa lo “sfogatoio” di frustrazioni personali, di invettive circoscritte, oltre che palestra di polemiche che definire limitate significa far loro un complimento. Non è dunque perché siamo collegati 24 ore su 24 alla Rete che le nostre idee diventano per magia importanti o luminose.
È vero, però, che le buone idee hanno la capacità di fare tanta strada, e non è questione di fibra ottica o di broadband. Le idee valide non hanno bisogno di particolari supporti tecnologici per viaggiare e, in ultima analisi, cambiare in meglio le cose.
Prendiamo la proposta lanciata via lettera quattro anni fa da un lettore di questo giornale: perché non regalare alberi alla città? Esempi di strade spelacchiate e piazze dove solo i cestini dei rifiuti proiettano ombre non mancavano. Se il Comune non può provvedere, diceva il lettore, ci pensino i cittadini. Siccome le buone idee non basta dirle, ma bisogna anche coglierle, ecco che la faccenda arrivò alle orecchie dell’allora presidente della Famiglia Comasca, lo scomparso Piercesare Bordoli. Fu lui a trasformare l’idea in un’iniziativa: domani, mercoledì 8 luglio, l’iniziativa a sua volta diventerà definitivamente realtà. In viale Geno, infatti, verranno piantumati quaranta tigli, ultimo “lotto” di una serie di donazioni che porta il totale degli alberi regalati a quasi 120.
Le buone idee, dunque, cambiano le cose, e la buona comunicazione anche. Non è quella sugli alberi la prima interazione lettore-giornale a cambiare il volto della città. Ricordate la lettera firmata da Innocente Proverbio sul “muro” spuntato davanti al lago? Un altro esempio di comunicazione unita a senso civico.
È la colletta delle idee a far del bene alla città, ancora prima che le raccolte di fondi o di beni materiali. Troppo spesso, invece, le opinioni sono fini a se stesse, rispondono al bisogno di esserci e non a quello di contribuire, alla paura di non esistere e non al desiderio di esistere all’interno di una comunità.
Sembrava giusto sottolineare, oggi, come i quaranta alberi che troveranno posto lungo il viale Geno non sono quaranta alberi qualunque, né mai lo saranno. Potremmo facilmente immaginarli come sentinelle del senso civico, ovvero testimoni di una verità quasi rivoluzionaria: i cittadini possono cambiare la città. Senza invettive, senza insulti, senza accontentarsi di scaricare le responsabilità su “lorsignori”, potenti piccoli e grandi e Caste più o meno inaccessibili. Ieri un muro abbattuto, oggi quaranta alberi piantati: neanche al suo meglio, ovvero quando è riuscita a essere onesta e lungimirante (non spesso, ma le è capitato) la politica ha potuto fare molto di più. Questo non vuol dire che la politica stessa non serva, o che sia da liquidare con un qualunquista “tutti a casa”. Al contrario, l’iniziativa “Un albero per la tua città” è un promemoria rivolto proprio alla politica, una mano tesa per renderla migliore. Perché le ricorda con voce squillante che la prima dote degli amministratori (e anche dei giornalisti) è quella di saper ascoltare la gente.
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