Aziende gemelle
Ma Stati opposti

Niente slogan, niente chiacchiere da bar : trovare la differenza tra due Paesi e due modi di fare impresa è possibile, ha senso, solo guardando dentro l’impresa stessa.

E senza finire per compiangersi, perché uno stimolo a reagire, a lottare può essere scoperto. Anzi, va individuato, e in fretta.

Alle spalle una settimana di amarezza, quella che ha visto 682 aziende, molte delle quali provenienti da Como, bussare alla porta di Chiasso chiedendo asilo. Lo chiamiamo così, perché le imprese si sentono braccate nel nostro Paese. E lo grida anche la settimana che si sta per aprire. Domani mattina molti titolari di attività dovranno sobbarcarsi non la solita bega burocratica, bensì 49 adempimenti.

Sì, 49: un numero che sa di romanzo kafkiano, perdere ore e soldi davanti agli sportelli senza sapere veramente perché.

Per questa ragione, perché per cambiare, bisogna anche capire meglio, siamo andati a intervistare due aziende. Gemelle. Attività simili, come l’entusiasmo, l’impegno, la determinazione a portare avanti un lavoro che è anche un sogno.

Due imprese che si assomigliano, ma che stanno combattendo in due Paesi non solo diversi. Possiamo definirli tranquillamente opposti. E questo può procurare amarezza, irritazione, perché in mezzo c’è un confine così impalpabile che rende ancora tutto più insensato.

Quel confine si è trasformato in qualcos’altro con il tempo, forse non ci siamo neanche accorti dell’accelerazione impressa a questa metamorfosi. Tranne quando ci siamo trovati di fronte un mostro che poteva sembrare la crisi. Ma non si tratta della recessione, o almeno non solo di lei.

La frontiera che varchiamo con facilità, è diventata uno specchio deformante. Ci fa apparire appunto queste due nazioni vicine, e che collaborano su tanti fronti, come contrastanti. Una lineare, efficiente, desiderosa di attrarre imprese. L’altra che dice di coltivare i talenti, ma spesso li allontana e lo fa con questa selva di regole che non regolano nulla. Con infrastrutture che o non esistono o sono più simili spesso a paludi, dove l’economia viene frenata ugualmente.

Due aziende gemelle, che ci hanno raccontato quanto pagano un dipendente, ma anche quanto versano di tasse, quanto impiegano per svolgere gli adempimenti burocratici, ogni tappa della loro vita produttiva.

Che cosa può abbattere positivamente questo specchio deformante? Quella passione che le unisce, la volontà di fare il proprio mestiere nella terra che hanno scelto, per motivi diversi. E se vogliamo spostare l’ago della bilancia verso Como e la Lombardia, la dichiarazione dell’imprenditore qui resiste: la nostra è una realtà più vivace, dinamica.

Da qualcosa dobbiamo pur ripartire e abbiamo provato da queste voci. Certo, non si può ricominciare, non si può mandare in frantumi lo specchio senza tirarsi addosso anni di sventure, se il pensiero numero uno dello Stato è trascinare le aziende domani davanti agli sportelli per 49 adempimenti.

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