Ma davvero è così difficile da capire che quella di Como, con in bivacchi e i senza tetto sparpagliati per il centro cittadino mai così assaltato da turisti e gitanti del fine settimana, è sì una questione umanitaria, ci mancherebbe, ma anche un fatto di decoro cittadino? Dov’è la politica che non arriva a prendere in considerazione questo aspetto? Va bene c’è la Lega che di questi tempi dà le carte a tutti. Che conviene blandire, seguire, assecondare, omaggiare magari in vista di appettibili incarichi. Ma ci sarebbero anche i comaschi. Già “prima i comaschi”, domanda destinata a tutti i militanti e fan del Carroccio e affini in servizio permanente effettivo e di complemento vuol dire questo? Significa lasciare che per entrare in una mostra a San Francesco si facciano i 110 a ostacoli a passo d’uomo tra bivacchi, sporcizia e giacigli di fortuna? Vuol dire rimirare, oltre alle bellezze paesaggistiche e architettoniche di Como anche un signore immerso in un sonno tormentato sotto il Broletto affiancato da un cartone di Tavernello che, pur essendo tale, ha addirittura vissuto tempi migliori? È l’ imbattersi, nel percorrere una “vasca” in Città Murata la mattina, in undici questuanti undici tutti muniti di cappellino di ordinanza allungato verso l’astante? Anche il vincitore delle Olimpiadi del buonismo se non fornito di una gettoniera portatile non riuscirebbe ad accontentarli tutti. È questa la Como che volete, signor sindaco Landriscina, signori di una parte della giunta della maggioranza e perfino di una minoranza un tantino opportunista? È questo, ripetiamo, “prima i comaschi”, signori della Lega? Qui le questioni politiche, di appartenenza di sperati guadagni prossimi e venturi sarebbe il caso di metterle da parte. Se si persegue, ben inteso, il bene della città. Altrimenti voltate pagina e godetevi il resto del giornale certo più interessante.
In caso contrario provate a riflettere sulla dignità. Concetto che spesso sta alla politica come le celeberrime convergenze parallele di Aldo Moro. Voi che avete voluto un assessore al Decoro urbano, novità nei tanti governi che hanno retto le sorti comaschi, siate coerenti e restituite alla collettività che vi tocca rappresentare questo decoro. Come. L’unica soluzione in campo è quella del dormitorio, dalla quale sindaco e affini tentano di fuggire anche per il timore di andare sotto in Consiglio e dover mollare le poltrone. Meglio chiarire, e non suoni come un’excusatio non petita, che l’obiettivo di questo giornale impegnato panza a terra nella campagne che ci segue conosce a menadito, non è quello di mandare a casa sindaco, assessori e consiglio comunale. Per due ragioni: la prima è che i successori potrebbero anche far peggio, la seconda che non è compito di un quotidiano determinare gli equilibri politici. A noi basterebbe che l’amministrazione in carica facesse il suo. E sulla questione del decoro e non solo non è così. Ci vorrebbe un Nanni Moretti dell’altra sponda (politica) che incitasse il sindaco Landriscina a dire qualcosa di destra o anche solo a dire qualcosa. Magari a spiegare il no da linea del Piave opposto al nuovo dormitorio. Non è la soluzione? Ok, spieghi se ce n’è un’altra. Finora quelle adottate, lo dicono i comaschi, non hanno funzionato.
Vero è, come sostiene Alessandra Locatelli, neo ministro e ex assessore proprio al decoro umano che, in assenza di reati o malanni non si può costringere nessuno ad andare al dormitorio. Ma allora proponga rimedi che non siano solo quelli del regolamento di polizia locale che ancora deve entrare in vigore e non convince tutto il centrodestra.
Dire solo no, fare opposizione ideologica quando peraltro le ideologie sono da tempo calate nella fossa, non è amministrare.
Il decoro e la dignità di una città devono essere obiettivi di tutti, specie di chi si professa di centrodestra e crede in una destra liberaldemocratica. Una volta sdoganato, e in fretta, senza cincischiare su pandette e furbi ordini del giorno in consiglio comunale, il dormitorio, scatti pure, ma sul serio e con solo con le grida, la tolleranza zero nei confronti di chi sgarra. Da sinistra, tanto per buttarla sul bipartisan, oltre che a guardare alla dignità umana di questi disperati si evitano certi, non inediti bizantinismi, che rischiano di aggrovigliare una matassa già ingarbugliata di suo. A che pro poi, oggi come in passato, non lo si capisce.
Se davvero volete bene a Como, la partita sul dormitorio o meglio sul decoro della città, è un’occasione vera e concreta per dimostrarlo. In caso contrario avrà ragione ancora una volta Andreotti che ci farà peccare e azzeccarla di nuovo.
@angelini_f
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