Due argomenti hanno “scaldato” i comaschi nel weekend appena trascorso. Da un lato il ritorno del Como nel suo stadio, dopo l’esilio a Novara, dall’altro il traffico impazzito senza apparente motivo nel pomeriggio di sabato. Bene, dobbiamo dire che su entrambi i temi siamo stati nettamente battuti dai “cugini” di Brescia. Ci hanno sconfitto sul tappeto verde del Sinigaglia, ieri. Lo fanno ogni giorno se parliamo di traffico e trasporti. Non che la “Leonessa d’Italia” sia esente da problemi viabilistici, tuttavia è riuscita a realizzare un’opera che dalle nostre parti rappresenta un sogno e tale è destinata a rimanere per chissà quanto tempo. Parliamo della famigerata metrotramvia, un’opera che forse non risolverebbe tutti i mali di Como ma segnerebbe certamente una svolta positiva per una città assediata dal traffico e dallo smog.
«Se vinco, porto tutta la città sul metrò». Correva l’anno 2007 e la promessa era di Stefano Bruni, impegnato a conquistarsi il secondo mandato. Bruni vinse ma del metrò leggero nemmeno l’ombra.
Sei anni dopo, quell’intervento a lungo sognato in riva al Lario, diventava realtà a soli 140 chilometri di distanza, a Brescia appunto. All’inizio del 2013 è stata inaugurata in pompa magna una linea di quasi 14 chilometri (metà in galleria, l’altra metà in trincea coperta oppure a raso), con 17 stazioni, ideata per collegare i quartieri nord della città a quelli della zona sud-est, passando per il centro storico. Il sistema utilizzato è interamente automatico.
Il progetto viene da lontano, era partito in tempi di vacche grasse, è vero, ma poi è stato portato avanti con grande tenacia. La metropolitana leggera è costata quasi un miliardo di euro, cifra coperta per metà da enti pubblici: 67 milioni dal Comune di Brescia, 73 milioni dalla Regione, 292 milioni di contributo statale, 71 stanziati da Roma attraverso il Cipe (comitato per la programmazione economica), mentre la quota restante è stata ricavata grazie a mutui trentennali e agli 86 milioni messi sul piatto dalla società Brescia Mobilità.
Che invidia. E ha l’effetto del sale su una ferita, se la rileggiamo oggi, la dichiarazione rilasciata all’epoca dall’amministratore delegato della Fiera di Brescia. Quel Marco Citterio che ben conosce il nostro territorio, essendo stato presidente della Camera di commercio di Como. «Quando si vuole realizzare un’opera, qui a Brescia si attivano tutti - erano state le sue parole - Non è un caso se si è iniziato a parlare dell’autostrada Brebemi 30 anni dopo rispetto alla Pedemontana, ma oggi la Brebemi è più avanti. La metropolitana è enorme e costruita con tecnologie all’avanguardia».
Brescia corre veloce, insomma. Como arranca, in attesa di un treno che non passa mai. E soffoca, come dimostrano i più recenti studi: ogni giorno nell’area urbana il sistema di trasporto produce mille tonnellate di anidride carbonica (poco meno di 550 nel solo capoluogo). Continuiamo tutti a spostarci in macchina, così in un giorno medio passano da via Borgovico 37.824 mezzi, da via Bixio 21.346, in via Paoli 57.227, sulla Varesina 33.363, in via Canturina 26.481 e sulla Napoleona 77.662. Un ultimo dato: nelle tre ore di punta del mattino transitano davanti al tribunale (viale Battisti) 4.631 mezzi; nel dettaglio 4.317 auto, 176 camion, 10 autotreni, 150 autobus, 487 moto. E solo 81 biciclette.
Se ci fosse la metrotramvia, dicono gli esperti, l’80% degli spostamenti inferiori a 5 chilometri non avverrebbe più in auto. Ma non c’è.
E non possiamo nemmeno prendercela con l’arbitro, come hanno fatto ieri i tifosi dopo Como-Brescia.
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