Campagna elettorale
nel Paese dei Balocchi

Segnatevi la data o “save the date” , come si dice adesso: 18 agosto. È la ricorrenza della scomparsa di Alcide De Gasperi, l’unico vero statista dell’Italia repubblicana. Come al solito vi sarà la corsa, a destra come a sinistra, per rivendicare l’eredità del politico che “non guardava alle elezioni ma alle generazioni” future.

Peccato che i concorrenti per l’impossibile riconoscimento non ricordino mai un’altra massima dell’ex capo del governo e segretario della Dc. Quella che invitava, alle elezioni, di promettere sempre meno di ciò che si sarebbe potuto mantenere. Se si applica questo esempio di saggezza alla campagna elettorale corrente la scelta è fra ridere e piangere.

I contendenti sembrano tutti trasformati in quell’omino di burro che, nella favola di Collodi, aveva l’ambiguo compito di portare Pinocchio e Lucignolo nel Paese dei Balocchi, dove tutto è bello e possibile: ridurre le tasse, anzi, alcune non pagarle più del tutto. E per chi non le versa, non perché evasore, ma dato che non gli sono rimasti neppure più gli occhi per piangere via con i redditi: quello di inclusione, di povertà, di indigenza. La pensione arriva sempre più tardi? Tranquilli ci pensano loro con gli interventi sulla famigerata legge Fornero (povera donna, ogni mattina legge sui giornali che la vogliono modificare o addirittura eliminare). Perfino le sciagure come quella del convoglio deragliato a Pioltello sono l’occasione per promettere più sicurezza e investimenti per le ferrovie.

Più di uno ha preso la calcolatrice e ha messo insieme la somma dei costi delle promesse in un paese che, se ci fossero le Olimpiadi del debito pubblico, sarebbe sempre in zona medaglia. Ne è uscita una cifra sufficiente a riempire una decina di depositi di Paperon de Paperoni.

La cagione principale di questa “campagna di bufale e promesse insostenibili” come l’ho definita ieri Emma Bonino è l’orribile legge elettorale che mette tutti contro tutti e costringe anche gli alleati già dichiarati per il dopo voto a cacciarsi le dita negli occhi prima.

Il 5 marzo però, la giostra dovrà fermarsi e ai politici toccherà scendere e spiegare come faranno a mantenere le loro impossibile promesse milionarie. Forse tutti contano su una sorta di oblio che cadrà addosso agli italiani facendo dimenticare loro quanto si ascolta in questi giorni. Ma è improbabile. Più facile che la ragione di tutte queste balle spaziali sparate senza pudore a ritmo quotidiano risieda nel fatto che con ogni probabilità queste elezioni, sempre grazie a quel capolavoro di legge per il voto, non le vincerà nessuno. I sondaggi lo segnalano ogni giorno e i politici, che ormai senza i sondaggi neppure escono di casa la mattina, lo sanno benissimo. E allora tanto vale promettere la luna il sole e tutto il sistema planetario, tanto non ti capiterà mai la disgrazia di dover mantenere impegni impossibili. Nel caso comunque si potrà sempre dare la colpa agli alleati che non lasciano fare le cose ma di cui non si può fare a meno altrimenti non c’è la maggioranza (mai sentita, eh questa?).

Lasciamo al lettori il giudizio sul grado di maturità di un ceto politico che palesa una capacità di elaborazione degli imbonitori da fiera e magari spera che gli elettori facciano la coda davanti alla cabina elettorale per legittimarlo.

Il problema caso mai è come va a finire la storia del Paese dei Balocchi con gli sventurati abitanti trasformati in asini, come capiterà a noi dopo le elezioni quando ci toccherà faticare come bestie da soma per pagare il conto che ci presenterà l’Europa.

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