Caso Lotito e l’ebreo
che va bene solo se morto

Quello di Claudio Lotito è davvero un curioso destino. Sono anni che lo sport nazionale è sghignazzare, smascellarsi e sbellicarsi con gli strafalcioni, le gaffe, i congiuntivi, la sintassi e il latinorum del presidente della Lazio. Hai sentito oggi Lotito? Hai saputo l’ultima su Lotito? Ma come straparla Lotito? E giù risate omeriche e pacche sulle spalle e mani sulla pancia. È il circo Barnum del calcio all’italiota, bellezza, e lui ne è da sempre il re.

Poi, un giorno, evento incredibile, Lotito ne dice una giusta, ma invece di fargli un applauso ancora un po’ lo attaccano su per i piedi a piazzale Loreto. Perché l’ormai celeberrima frase “famo ‘sta sceneggiata”, sfuggitagli prima di andare a rendere omaggio alla comunità ebraica romana nel tentativo di sanare lo scandalo delle figurine di Anna Frank con la maglietta della Roma, era la pura e semplice verità. Quella era proprio una sceneggiata, né più né meno, apice grottesco di una delle più strabilianti pagliacciate che il rutilante mondo del calcio italiano - popolato, come noto, da scienziati, premi Nobel e intellettuali della magna Grecia - ha messo in piedi, coadiuvato dalla grancassa del rutilante mondo dei media - popolato, come noto, da cervelloni, premi Pulitzer e giganti del pensiero del Novecento - per dare libero sfogo al fariseismo che tutti ci accomuna. Il risultato è stato strepitoso. Degno di un film di Monicelli. Perché solo un genio del cinema, o un malato di mente, avrebbe potuto partorire la scena così ridicola che più ridicola non ce n’è di ventidue pedatori tatuati che prima della partita ascoltano, tutti compresi nel ruolo, la lettura di stralci del Diario di Anna Frank. Libro che, ovviamente, non hanno mai letto, trattandosi di ragazzotti di ignoranza clamorosa, e che comunque, diciamoci le cose come stanno, in quel contesto surreale è diventato parte integrante della arlecchinata. Perché pure se avessero letto Guerra e pace, la Bibbia o la psicologia della formica subsericea sarebbe stato lo stesso.

E da lì in poi, apriti cielo. E giù fiumi di retorica, lave di indignazione, lapilli di morale, colate di etica sociale e basta e insomma e dove andremo a finire e mai abbassare la guardia e giù le mani dai sacri valori della Resistenza e lacrime e ire funeste e alti lai e via via una sfilata di sociologi, psicologi, educatori, partigiani, soubrette, cubiste, pranoterapeuti, contadini dei kolkhoz, trotzkisti del catasto di Pescasseroli e tromboni di gran vaglia a discettare e catoneggiare e sermoneggiare con il ditino alzato e siamo tutti Anna Frank e più Anna Frank per tutti e Anna Frank in ogni scuola, in ogni stadio, in ogni ufficio e ripetizioni obbligatorie di Anna Frank il sabato pomeriggio saltando nel cerchio di fuoco. E tutto questo delirio, questa fanfaronata, questa cialtronata per alcuni imbecilli analfabeti che in un paese normale, non certo nella repubblica dello zafferano, sarebbero stati presi per la collottola, espulsi dagli stadi per dieci anni e rispediti da mammà a pedate nel sedere. Fine della storia.

E invece no. Tutti indignati per un reato che manco esiste - che reato è mettere la maglietta ad Anna Frank, oltre a quello dell’idiozia? - solo perché questa è l’occasione giusta per nascondere, dietro il paravento della retorica, la spazzatura sotto il tappeto. Come mai tutto questo fervore? Come mai invece non c’è mai stato alcun provvedimento su episodi analoghi e reiterati e diffusi in tutti gli stati e in tutte le tifoserie, visto che i loro slogan più apprezzati prevedono sempre l’insulto all’ebreo? Che hanno fatto in questi anni le società calcistiche, oltre che a intrecciare rapporti marci, fetidi e omertosi con le curve?

Ma questa è robetta. Il vero tema è un altro. Come mai questa passione nel difendere gli ebrei già morti e tutta questa indifferenza nel difendere quelli ancora vivi? L’Italia, tanto per fare un esempio, ha stilato un accordo politico-nucleare con un paese, l’Iran, che ha nel suo programma la distruzione di Israele e sempre l’Italia ha un rapporto lungo e ambiguissimo con le organizzazioni palestinesi, che pure loro hanno come primo punto programmatico la distruzione di Israele. E l’Unesco un anno fa ha messo per iscritto che il Muro del Pianto e il Monte del Tempio di Gerusalemme non sono simboli ebraici - e questa è una cosa inaudita, una roba da vomitare: vergogna sull’Unesco! - bensì sacri solo per la religione musulmana. E in Europa negli ultimi anni, legati al montare di una destra violenta e antisistema, si sono registrati mazzi di episodi di aggressioni antisemite. Per non parlare di quelle islamiche, ovviamente. E vogliamo invece concentrarci su quando le bandiere di Israele vengono bruciate alle manifestazioni no global o del primo maggio o di quando la Brigata ebraica viene insultata al corteo del venticinque aprile? E potremmo andare avanti per pagine e pagine nel raccontare cosa ribolle nel cuore di tenebra della nostra bella Europa e nel resto del migliore dei mondi possibili.

E mentre questo spurgo gorgoglia dalle fogne del web, dove sono tutti gli indignati di Anna Frank, che fanno, che ponzano, perché non c’è mai nessuno in piazza, nessuno che si incatena, nessuno che si sbattezza? Forse che gli enormi torti di Israele nella questione mediorientale sono superiori agli enormi torti dei palestinesi e degli altri Stati dell’area? Ed è comunque così irrilevante, così schifoso che Israele sia l’unica democrazia? Forse che l’ebreo va bene solo quando è morto o reduce dal lager, pronto per essere trasformato nell’ennesima icona consumistica da stampare su una maglietta - non solo della Roma - e quindi Anna Frank versione rosa di Che Guevara? Nessuno di quella dozzina di ultrà idioti - rei di una cretinata da liceali - vuole incenerire gli ebrei, quegli altri, compresi gli antisemiti di sinistra, che in fondo ci stanno così simpatici, invece sì. È forse su questo che dovremmo rivolgere le nostri facili indignazioni.

© RIPRODUZIONE RISERVATA