Condanna eseguibile». Il procuratore di Milano Bruti Liberati si è affrettato a dichiararlo, subito dopo la sentenza della corte di Cassazione sul processo Mediaset e su Berlusconi. Come dire: caro Silvio, adesso finalmente ti tocca. Ma a palazzo Grazioli stavano facendo in quel momento altri conti.
In primo luogo consideravano che il Cavaliere ha tempo fino al 15 ottobre per decidere se optare per i “domiciliari” o l’affidamento ai servizi sociali (è infatti esclusa la detenzione) per quell’anno residuo di condanna che gli è stata confermata dalla Cassazione - gli altri tre sono stati indultati - sapendo oltretutto da qui ad allora è comunque previsto il passaggio parlamentare sulla sua permanenza al Senato dopo la condanna passata in giudicato.
Inoltre sempre a palazzo Grazioli si ragionava sul fatto che l’annullamento della pena accessoria all’interdizione dai pubblici uffici e il rinvio della decisione a Milano perchè la ridetermini in misura diversa- potrebbe essere anche solo un anno - sono elementi positivi della decisione del Palazzaccio.
Insomma, il gabinetto di guerra che si è riunito da giorni nelle stanze più segrete di palazzo Grazioli ieri all’ora di cena aveva molti elementi da valutare.
Certo lo spirito non era dei migliori dal momento che comunque la difesa di Coppi e Ghedini non è riuscita a ribaltare il castello accusatorio costruito dalla procura di Milano e accolto in entrambi i gradi di giudizio.
Coppi aveva detto: non c’è reato; invece i giudici dell’Alta Corte hanno risposto con un: il reato c’è, non si tratta di una semplice evasione fiscale.
E questo, determinando la prima condanna passata in giudicato (”eseguibile”) per il pluriimputato Berlusconi Silvio resta comunque il punto di fondo, e se ci pensiamo bene segna il culmine di una guerra che dura da vent’anni, dal 1994, da quando il Cavaliere decise di impegnarsi in politica, e subito cominciò ad affrontare le iniziative della magistratura contro suoi presunti comportamenti illegali, talmente tanti da dar luogo in due decenni ad una quarantina di processi.
Questo dei tanti processi è il primo che arriva a sentenza e dunque quello che segna la prima vittoria dei magistrati dopo le numerose sconfitte dovute anche alle leggi ad personam fatte approvare in Parlamento dal centrodestra.
Ora la domanda che a palazzo Grazioli si sono sicuramente fatti mille volte è: cosa fare?
Continuare a combattere politicamente - come la sentenza di ieri sicuramente gli consente - contro la magistratura “politicizzata”, o scegliere il famoso passo indietro che viene consigliato dai figli e dai vertici aziendali?
Conoscendo l’uomo Berlusconi, non abbiamo alcun dubbio: continuerà a combattere.
Chi, come Grillo, pensa che ieri sia stata scritta la parola “fine” alla stagione del berlusconismo, è destinato alla delusione.
Il Cavaliere, finchè avrà forza in corpo, darà battaglia restando alla guida di un esercito che senza di lui semplicemente non esisterebbe.
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