Si tratta di una materia complicata, sulla quale si incrociano urbanistica, sociologia, ambiente e turismo, ma è senz'altro vero che, finalmente liberata da una serie infinita di uffici, sportelli, ambulatori, la città troverebbe l'ossigeno e gli spazi necessari a prendersi un po' cura di se stessa, a prendersi cura della qualità della vita di chi la abita, magari anche gli spazi necessari a meditare su un progetto turistico serio.
Sia chiaro: non esistono città perfette, e Como è, se possibile, anche meno perfetta di altre. Le scelte, giuste o sbagliate, si sono stratificate fino a comporre una specie di melting pot urbanistico di cui si resterà prigionieri per sempre, a meno di non pensare a investimenti faraonici che in questo momento storico risultano davvero impensabili. Un esempio: non è ovviamente pensabile, realisticamente, che un istituto clinico quale Villa Aprica possa muoversi in una sede diversa da quella attuale. Ma in generale qualche scelta più coraggiosa, in questi anni, avrebbe giovato, e gioverebbe in futuro.
L'ospedale Sant'Anna è senz'altro un esempio positivo, purtroppo uno dei pochi. L'ospedale Valduce - altra struttura il cui trasloco non è ovviamente pensabile - ha scelto di realizzare, in primis a beneficio della sua utenza, un autosilo che ha risolto definitivamente il problema della sosta. Ma le auto rimangono in città. Negli ultimi anni abbiamo registrato diverse scelte contrarie a questa logica. È il caso del cosiddetto Pirellino, la sede locale dell'amministrazione regionale, edificata in viale Varese, lungo il Girone, nel cuore del centro città. Vale, per il Pirellino, lo stesso discorso che si può imbastire per gli uffici comunali, per quelli dell'amministrazione provinciale (se non altro prossimi alla cancellazione, in quest'epoca di austherity esasperata), per la Camera di commercio, che ogni giorno centinaia di artigiani raggiungono dai Comuni dell'alto lago e da quelli della Bassa, vale, insomma, per tutti i "servizi" che in qualche modo attirano traffico, congestionano la convalle, tolgono ossigeno a chi ci vive e a chi vorrebbe investire su un turismo sempre più maltrattato.
Non sappiamo come finirà con i lavori per la realizzazione del nuovo autosilo di Villa Aprica, ma è un dato di fatto che a Como lo spazio è finito, e non da ieri. Troppi uffici, troppo cemento, troppo traffico. Sono temi di cui il nuovo Piano regolatore - sfida che la nuova amministrazione dovrà raccogliere - affronterà sicuramente. Ma la sensazione, purtroppo, è quella che ormai il solco sia tracciato indelebilmente.
© RIPRODUZIONE RISERVATA